Come la guerra alla Droga e all'Immigrazione sono collegate.

Se vi siete mai chiesti perché traffico di droga ed immigrazione sono due tematiche che molto spesso finiscono per intrecciarsi nell’immaginario comune come negative, è perché ci sono motivazioni ben chiare che possono esser spiegate.

Per far ciò, verrà dimostrato come la realtà sociale può essere manipolata e ri-strutturata attraverso il discorso politico.Per intendersi, un esempio classico è la percezione negativa che, in tutto il mondo occidentale, permane attorno al concetto di “comunismo” e come questo abbia fornito le basi necessarie alla costruzione di un sistema di sicurezza connesso. Allo stesso modo, anche le due tematiche qui prese in esame,hanno subito un provvidenziale ed esteso processo di “messa in sicurezza” nel mondo occidentale e non. Ovvero, si è creato una sorta di circolo vizioso generato da attori sia pubblici che privati che, se dal lato droghe sembra mostrare segni d’arresto, per quanto riguarda l’immigrazione il trend generale è piuttosto buio. Ad ogni modo, per capire come questo processo funzioni, bisogna innanzitutto sottolineare il concetto chiave che accomuna le due tematiche, ovvero: l’illegalità. Immigrazione e droga sono due cose molto diverse, eppure, dal punto di vista legale, entrambe sembrano esser trattate come una merce pericolosa e non desiderata. Generando quindi una situazione che, a rigor di logica, dovrebbe suscitare dubbi e portare a chiedersi come e perchè si è giunti ad un così simile approccio in termini legali.

 

 

Questa storia comincia a fine degli anni 60, coincidendo con l’inizio della Presidenza Nixon (1969). Erano tempi particolarmente movimentati negli Stati Uniti, imperversava la guerra del Vietnam, la minaccia comunista era sempre dietro l’angolo ed il paese era sommerso da una grossa ondata di droga, principalmente eroina, proveniente (non a caso) dal sud-est Asiatico. È in questo contesto che, come se non bastasse, l’esecutivo USA riesce a formulare una nuova guerra, ma questa volta all’interno dei confini nazionali. Il nemico non è più uno stato straniero, bensì le sostanze stupefacenti e, quasi in contemporanea, i migranti. Due nemici non convenzionali che tenderanno quasi a fondersi in un unico problema nell’immaginario comune, proprio a causa delle modalità molto simili con cui vennero affrontati.

 

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L’illegalità che oggi caratterizza droga ed immigrazione è l’esito di ciò che Nixon inizio nel 1971 con il suo discorso alla casa Bianca

 

Fu proprio il presidente Nixon che, con il suo discorso alla Casa Bianca del 1971, aprì quella che fu poi definita dai media, “war on drugs”. E’ importante citare questo discorso, in quanto è un chiaro esempio di costruttivismo politico. Per intendersi, quando un’autorità pubblica, attraverso il discorso politico, riesce a creare una narrativa capace di generare cambiamenti nella realtà a cui si riferisce. Infatti, suddividendolo in più parti, è facile notare il potere manipolatorio di questo discorso che – inizia estremizzando il problema droga e lo ricollega emotivamente all’audience tramite una vittimizzazione del cittadino americano medio – il corpo centrale è invece focalizzato a sottolineare la serie di misure straordinarie (repressive) che l’esecutivo è pronto a mettere in atto – per poi concludere ritornando sul lato emotivo in modo da giustificare le misure proposte.Così, una volta conquistata l’opinione pubblica, l’esecutivo passò dalle parole ai fatti, ed uno dei primi passi fu proprio modificare la legislazione vigente inasprendo le misure repressive. La Drug Enforcement Agency (DEA), creata nel 1973, rappresenterà fino ai giorni nostri il pugno di ferro dell’amministrazione in questa guerra non convenzionale.            
Anche i media ebbero un ruolo decisivo nel marcare l’illegalità degli stupefacenti e supportare la campagna di Nixon. Il termine guerra alla droga fu proprio coniato dagli stessi media, considerando l’ampia copertura che diedero alle operazioni anti-droga che, difatti, ricordavano più operazioni di guerra. Ecco come, soprattutto a causa della copertura mediatica, l’opinione pubblica americana mutò drasticamente (in negativo) nei confronti della questione droga dagli inizi dei ‘70 alla fine degli ‘80.  

           

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Il crescente numero di arresti per droga, dove spesso era coinvolta l’immigrazione, fornirono il materiale perfetto per la spettacolarizzazione mediatica

 

Proprio in contemporanea con l’inizio della guerra alla droga di Nixon, lo stesso esecutivo cominciò ad inasprire le misure verso l’immigrazione puntando inesorabilmente all’illegalizzazione. Ad esempio, fu proprio durante la sua presidenza che venne riformato il Migration and Nationality Act, inserendo l’”Aggravated Felony”. Ovvero, viene creata una nuova categoria di crimine che risultò estremamente funzionale specialmente nel colpire il fenomeno migratorio, andando a commutare pene decisamente spropositate al migrante trovato in possesso di stupefacenti. Questo processo di “messa in sicurezza”, come nell’ambito droghe, continuerà inesorabilmente fino agli anni ‘90. Allo stesso modo, crescerà in parallelo tutta una struttura di forze di polizia appositamente dedicate a contrastare il fenomeno migratorio che, in termini di risorse pubbliche impiegate, è secondo solo al settore droghe ( ). Anche per la questione migratoria, i media USA garantirono il loro diretto supporto all’esecutivo. Infatti dimostra come la copertura del fenomeno verteva principalmente su tre tematiche: la drammatizzazione, l’illegalità del migrante e la vittimizzazione del cittadino americano. Andando dunque a formare un’opinione pubblica più che accondiscendente nei confronti di nuove misure repressive verso i migranti.

 

La manipolazione dell’immaginario collettivo riguardante determinati fenomeni, è ancora molto attuale. Ne è un esempio perfetto il discorso di Donald Trump a Phoenix nel settembre 2016, durante la sua campagna presidenziale.

 

 

Come potrete notare, in maniera molto simile al discorso di Nixon del 1971, Trump utilizza lo stesso procedimento di “messa in sicurezza”. Infatti, il discorso dell’attuale presidente, inizia ponendo una disarmante enfasi nel sottolineare come gli onesti cittadini americani siano costantemente sottoposti alla minaccia pressante dei migranti irregolari. Come nel discorso di Nixon del 1971, Trump continua esprimendo la necessità di adottare delle misure straordinarie per fermare definitivamente il fenomeno dell’immigrazione illegale. Ad esempio il fatto che verranno utilizzate nuove tecnologie di controllo dei confini e gli illegali verranno detenuti e rispediti direttamente al mittente. Infine, la conclusione è chiaramente incentrata a giustificare queste misure, ritornando dunque al lato emotivo, Trump riporta casi di omicidio dove onesti cittadini americani sono vittime di immigrati.

 

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Trump usa la stessa retorica di Nixon per fomentare la rabbia verso l’immigrazione

 

Non è ancora chiaro se questo discorso di Trump farà storia come quello di Nixon del 1971. Soprattutto, non è ancora chiaro se a questa retorica seguirà un ulteriore crescita dell’“illegality industry”, ovvero la struttura legislativa/poliziesca connessa. Ciò che però è chiaro, è che questa tipologia di discorsi politici, ha pienamento saputo incontrare il supporto della maggioranza dell’elettorato americano, permettendogli di divenire il 45esimo presidente USA. Ad ogni modo, i primi tentativi dell’esecutivo di creare nuove misure illegalizzanti non sono per niente mancati. Uno dei primi esempi è il BAN all’entrata nel paese di cittadini da un elenco di paesi terzi (a maggioranza mussulmana) del gennaio 2017.   

    

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Il muro di frontiera anti immigrazione tra USA e Messico

 

Giunti a questo punto, è stato indagato il dove, il quando, il chi ed il come, ciò che manca è rispondere ad il perché si è creato un tale sistema di illegalità e repressione. Non è però mia intenzione fornire una risposta concreta, bensì quest’articolo riporterà alcune considerazioni dal lato economico dei fenomeni droga ed immigrazione.

 

Il volume di introiti generati dal traffico di droga negli USA, indicano enormi stime annue intorno ai 250-700 milioni di dollari. Mentre, per quanto riguarda il lato legalità e della sicurezza, le sole spese pubbliche (ad esempio indirizzate alla drug enforcement agency, DEA) dedicate specificamente alla guerra alla droga sono state stimate per una cifra attorno ai 1000 miliardi di dollari dal 1971 ad oggi.  Dal lato immigrazione, si stima che nel solo 2010, le entrate generate da chi traffica migranti all’interno degli Stati Uniti sono state intorno ai 6.6 milioni di dollari. Invece, dal lato legalità e lotta all’immigrazione illegale negli Stati Uniti, il settore dagli anni ‘70 in poi ha subito una crescita esponenziale. Anche in questo caso le spese pubbliche sono ingenti e, come già detto, seconde solo a quelle dedicate alla guerra alla droga, con 187 milioni di dollari dal 1987 ad oggi.L’ago della bilancia, in termini di volumi di entrate, punta chiaramente a favore del lato illegale ma, al contempo, non si può dire che le controparti dal lato legale e sicurezza siano sotto-finanziate. Ad ogni modo, va aggiunto che le cifre qui riportate non tengono conto del super fiorente settore privato della sicurezza USA che a rigor di logica è altresì rilevante per comprendere la resilienza nel tempo dei due fenomeni analizzati. In aggiunta, per la questione migranti, queste cifre non parlano di quel lato dell’economia interna degli USA che sfrutta la loro forza lavoro.

 

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La DEA durante un’operazione anti droga

 

In conclusione, per motivi di coerenza, è necessario sottolineare che queste due tematiche sono molto complesse e quanto qui trattato è solo una prospettiva filtrata della realtà. Entrambe le questioni possono essere infatti trattate attraverso un’infintà di altri approcci. Ad ogni modo, il motivo principale di questo lavoro è quello di riportare una maggiore attenzione nei confronti del potere manipolatorio di certi discorsi politici. Proprio perché, come numerose volte è già accaduto, hanno il potere di cambiare inesorabilmente le vite di milioni di persone e non sempre in meglio. Soprattutto per quanto riguarda la guerra alla droga, molti ricercatori, autorità pubbliche e interi report di agenzie delle Nazioni Unite come l’UNODC, hanno dimostrato come essa sia stato un totale fallimento. A maggior ragione, perché ha inesorabilmente prodotto migliaia di vittime da entrambi i fronti, riempito le carceri e non ha offerto una vera soluzione al problema droga. Al contempo, ha ulteriormente arricchito i trafficanti e creato un fiorente settore della sicurezza e della legalità dove, un po’ come per i produttori di armi, una guerra perpetua è sinonimo di buoni affari. Mentre dal lato migratorio, non è ancora chiaro se le crescenti misure repressive saranno fallimentari o no, però, considerando le nette similitudini con l’approccio al problema droga, è probabilmente il caso di porsi maggiori domande su quali siano i reali interessi in gioco.

 

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