Un brillante parallelo tra l’Expo che inspirò Frank Baum nel 1893 e il futuro Expo 2015 che si terrà a Milano. Al momento sembra un’occasione perduta.

Nel 1893, per celebrare il quarto centenario della scoperta dell’America, si decise di svolgere l’Expo a Chicago. Una fiera che ebbe un enorme successo, tanto che perdura fino ai giorni nostri. Fra i tantissimi visitatori accorsi c’era Helen Keller, una ragazza non vedente che, costretta ad usare l’immaginazione, rimase estasiata dalla bellezza dell’evento percepita attraverso il tatto (“questa Città Bianca mi affascinava, soprattutto i bronzi francesi; pensavo che fossero visioni angeliche che l’artista aveva catturato, racchiuso in forme terrene”). Era l’emblema di quella che sarebbe divenuta la cultura giovanile americana, quella basata sul “sogno” e sulla conquista di un obiettivo a qualsiasi costo. A quell’evento era presente anche un signore che si chiamava Frank Baum: anch’egli rimase abbagliato da questa città dove tutti sembravano “felici, soddisfatti e prosperi”. Egli prenderà spunto dalla Città Bianca per scrivere la celebre storia del “Mago di Oz”, che ben rappresentava quella sensazione fantastica e di fuga dalla vita quotidiana che anch’egli aveva provato in quel di Chicago.

Il prossimo Expo, come ben sappiamo, si svolgerà invece a Milano, a partire dal primo maggio 2015. Il tema centrale dell’evento sarà “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, ed è incentrato su tutto ciò che concerne l’alimentazione, a partire dalle croniche carenze di cibo nei paesi più arretrati, fino ad arrivare alla tematica dell’educazione alimentare. Pare superfluo sottolineare come tale evento rappresenti una ghiotta occasione per la nostra nazione, sia dal punto di vista mediatico che di indotto economico; nella fattispecie, l’Expo può essere una grossa chance per rafforzare i nostri legami con l’Asia, con la quale, come giustamente sottolineato dalla presidentessa della manifestazione Diana Bracco, esiste un forte legame di interdipendenza economica. Gli ultimi dati raccolti parlano chiaro: l’Europa è il maggior importatore di merci asiatiche, nonché il principale esportatore, per un giro di affari che supera il miliardo di euro.

expo 2015

Centoquarantasette sono i paesi che prenderanno parte alla kermesse, rappresentanti oltre il 90% della popolazione mondiale, assieme a tre organizzazioni internazionali (ONU, UE, CERN) e, per la prima volta nella storia dell’Expo, tredici organizzazioni non governative. La prospettiva è quella di accogliere oltre 20 milioni di visitatori, con 5 milioni di biglietti che sono già stati venduti. Numeri impressionanti, che sottolineano ancor di più l’importanza per il nostro paese di farsi trovare pronto, di rendersi protagonista nel “presentare l’Europa come un gigantesco mercato formato da almeno 500 milioni di consumatori e di contribuire a costruire e rinsaldare relazioni di carattere commerciale, di fornitura e tecnologico nell’ambito in questione”.

L’Italia sta però disattendendo le attese, come purtroppo sovente accade dalle nostre parti. Il primo motivo sono i notevoli ritardi nella costruzione dei padiglioni rispetto ai tempi previsti a causa della nostra inefficiente burocrazia, che rischiano, a meno di un anno dall’inizio dell’evento, di farci trovare impreparati nel momento cruciale (questo reportage di Repubblica la dice lunga su quanto effettivamente arretrati siano ad oggi i lavori). Ritardi che hanno già portato a un un notevole ridimensionamento del progetto iniziale per rientrare nei tempi previsti, con i 1800 operai attualmente costretti a lavorare anche di notte per cercare di mettere una pezza alla situazione venutasi a creare (a tal proposito è previsto un aumento di almeno altre 1000 unità per accelerare ulteriormente i lavori nei cantieri).

Pesante imprevisto sono poi risultate le vicende giudiziarie che hanno colpito alcune delle figure chiave della manifestazione: dapprima con l’arresto che ha coinvolto a maggio il General Manager delle costruzioni dell’Expo Angelo Paris, l’ex-senatore di Forza Italia Luigi Grillo, l’ex-segretario della DC milanese Gianstefano Frigerio e l’ex-funzionario del PCI-PDS Primo Greganti, per reati commessi contro la pubblica amministrazione; successivamente, con l’iscrizione di Maroni nel registro degli indagati per “induzione indebita a dare o promettere utilità per presunte irregolarità inerenti due contratti di collaborazione a termine su progetti reletivi alla fiera universale”. Nei mesi di settembre e ottobre, abbiamo poi assistito all’esclusione dai lavori dell’Expo di 30 aziende, in quanto sospettate di avere legami con organizzazioni di stampo mafioso, nonché all’arresto di Antonio Acerbo, del facility manager Andrea Castellotti e di Giandomenico Maltauro, cugino dell’imprenditore Enrico Maltauro. Tutte queste inchieste potrebbero concretamente portare a un commissariamento dell’Expo, la cui conferma o meno potrebbe avvenire già questo giovedì, quando saranno presenti contemporaneamente a Milano il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone, il Commissario Unico Giuseppe Sala e il Commissario del Padiglione Italia Diana Bracco, per discutere degli impegni imminenti.

Expo 2015 mappa

Un quadro quindi tutt’altro che idilliaco, che potrebbe rovinare una irripetibile occasione di rilancio per il nostro Paese. Basti pensare a come una corretta gestione della manifestazione potrebbe tradursi in una concreta riduzione del gap che ci separa dalla Francia in termini di ricavi provenienti dal turismo, sfruttando quello che è il nostro inestimabile patrimonio culturale e paesaggistico; oppure, pensiamo a come sarebbe facilmente sfruttabile la ben rinomata qualità e sicurezza dell’industria alimentare “made in Italy”, associandola al tema centrale dell’Expo milanese, basato proprio sulla alimentazione e la nutrizione.

Sono questi i momenti in cui vorrei essere come Helen Keller e Frank Baum; vorrei anche io essere capace di immaginarmi un’ Italia che riesca a tradurre vantaggi concreti dalle occasioni che gli si offrono. Poi però mi rendo conto di essere una persona realista, e di non essere in grado di immaginare uno scenario simile. L’unica cosa che riesco a immaginare è che assisterò all’ennesima occasione buttata al vento; quello che penso di vedere non è una Città Bianca, ma solo un futuro che permane nell’essere più che mai incerto.