De André scriveva: Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior. E' quello che emerge anche dal nostro viaggio in Laos.

Guardai ancora una volta quell’alba bianca e sprofondai beatamente tra le braccia di Morfeo. Iniziai subito a sognare. Lei era là, bella, imprendibile, mi sfiorava i capelli rassicurandomi. Anche altre facce note erano là, perlopiù amici. Erano belli pure loro, mi facevano sentire a casa. Il sogno si evolveva con la sua tipica non linearità quando… ‘Stoc!’, la guida sportiva del conducente fece sobbalzare il veicolo e la mia testa sbatté contro il finestrino riportandomi subito verso il mio viaggio in Laos. Mi destai di soprassalto, mi guardai intorno e pensai: “Cazzo! Sono ancora nel fottuto Laos!”. Mi stavo dirigendo verso la capitale, Vientiane, e continuavo a non capire come fosse possibile che per coprire 350 km servissero 12 ore di viaggio. Leggere era impossibile per via del poco spazio nel veicolo e per la già menzionata guida del conducente. Decisi che l’unico modo per far passare il tempo era mettermi a fare conversazione. Mi guardai attorno. Un uomo sulla sessantina, dai capelli biondo-rame, mi sedeva accanto e interloquiva con il suo vicino di posto. Appena si fermarono per prendere fiato, domandai se parlavano inglese (aspettandomi una risposta negativa). “Non sono abituato a sentire parlare inglese da queste parti. Ciao il mio nome è X”. Disse l’uomo dai capelli biondo-rame sorridendo per la sorpresa. “Sono in Laos per visitare la mia famiglia’ continuò, ‘Erano venti anni che non tornavo, vivo a San Diego, in California”.

 

Viaggio in Laos 1

Il viaggio in Laos è un’esperienza incredibile

 

Risposi presentandomi e cominciammo a conversare. Il bus si stava arrampicando su strade di montagna. Rocce carsiche si alternavano a risaie. Entrambe apparivano improvvisamente per poi sparire altrettanto velocemente. Parlammo a lungo del Laos, fino a quando X. disse “E’ strano tornare dopo così tanto tempo e vedere che poco è cambiato. Lasciai questa terra nel 1970, poco prima che iniziasse la campagna statunitense di bombardamento per tagliare i rifornimenti al Vietnam via-Laos. Ero giovane quando partii, avevo solo 24 anni. Nacqui nella capitale sotto quel che rimaneva dell’eredità francese, anche se di questa cultura conosco solamente l’arte pasticciera. Come ti dicevo partii giovane e mi adattai alla vita californiana. Sebbene la California sia molto liberale, le differenze culturali si fanno sentire e integrarsi non è stato facile”. Il van si fermò nella piazza di un paesino. Alcuni dei passeggeri dovevano scendere e altri salire. Le valigie dei primi vennero scaricate dal tetto del mezzo e rimpiazzate con altre borse. Cogliemmo l’occasione per fare una sosta.

 

Viaggio in Laos 2

Cogliemmo l’occasione per fare una sosta

 

C’era un mercatino locale, feci un giro mentre X. riprendeva a parlare con il suo primo interlocutore. Oltre alle rane arrostite su stecchi di bambù e i topi morti legati per la coda e venduti sul banco, fu il rosso vivo del sanguinaccio di porco che mi rimase impresso in quel mercatino di montagna. Sembrava che la vita dell’animale fosse stata aspirata e concentrata in quel cubo gelatinoso. Raggiunsi X. e il suo interlocutore, feci in tempo a fumare una sigaretta e a comprare delle banane fritte e ripartimmo. Quando risalimmo sul mezzo dissi a X.: “Perché te ne sei andato?”. Si schiarì la voce e disse: “Me ne sono andato perché, aldilà del rischio legato alla guerra imminente, non potevo tollerare la corruzione di questo paese”. Fece una pausa e continuò: “I poteri forti continuano a sfruttare una popolazione poco istruita per fare i loro comodi. Il partito comunista (burattino di quello vietnamita) impone una rigida dittatura e indice elezioni fasulle dove si può votare solo per questo. I soldi sono mal distribuiti, l’industria nera dell’eroina è forte e lo sviluppo non incentivato. Per queste ragioni me ne andai e sono contento di averlo fatto. Guarda questa strada. Lo sai perché ci vogliono 12 ore per fare 350km? La strada è costruita con soldi pubblici. Più lunga è la strada, maggiore è il guadagno per le aziende. Essendo le aziende di proprietà governativa, questo non è altro che un meccanismo per riciclare denaro: il governo paga le sue aziende e, visto che il costo della manodopera è irrisorio, i soldi tornano nelle sue mani. Sai, un giorno scriverò un libro su questo…”. Ci lasciammo poco dopo, i suoi parenti stavano in un paesino a due ore circa dalla capitale.

 

Immagino che il lettore si chieda quale sia la morale di questa storiella. Circa una settimana fa, dopo un numero imprecisato di notizie susseguitesi negli scorsi mesi sui nostri quotidiani riguardanti festini con soldi pubblici, macchine comprate a sbafo e fondi regionali considerati come l’albero della cuccagna, una notizia mi ha fatto ripensare a quell’esperienza. Mentre il vaso della mia sopportazione traboccava. Ho sempre evitato di prendere posizioni nette, preferendo proporre temi che inducessero alla riflessione. Ma quanto avvenuto mi ha deluso a tal punto che ho deciso di farlo: il ministro della GIUSTIZIA (cioè il custode della legge) ha telefonato a giudici e magistrati per evitare questioni giudiziarie ad una ‘famiglia alla quale è molto legata’. In un paese normale la carriera di tale ministro sarebbe finita. Non in Italia, dove ‘mantenere quel ministro seduto sulla poltrona è segno di unità e forza del governo’. A volte ho la sensazione di vivere su una nave che imbarca acqua e il cui equipaggio, in preda al panico per l’imminente affondamento, arraffa tutto ciò che è di valore prima che l’imbarcazione venga risucchiata dagli abissi. La corruzione italiana è disarmante e ti viene sbattuta in faccia ogni giorno.

 

Viaggio in Laos 3

La corruzione italiana

 

Ci tengo a riportare questi dati. Per il Fondo Monetario Internazionale l’Italia e il Laos sono rispettivamente la 9° e la 137° economia mondiale; per Transparency International invece, l’Italia è al 64° posto per corruzione e il Laos al 160°. Non serve un genio per capire che c’è qualcosa che non torna. Credo invece che serva un genio per capire quella nostranissima attitudine nei confronti di quanto succede: l’indignazione borghese di facciata è onnipresente ma i fatti sono un’oasi nel deserto. De André scriveva: Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior, mi chiedo, dunque, se ci sia modo di invertire rotta o se il letame è talmente tanto che la via migliore è quella seguita da X.

 

Film/documentario (nonché titolo di una canzone capolavoro dei ‘The Smiths’) ‘Girlfriend in a Coma’.