Ci siamo fatti un bel viaggio in Vietnam e vi sveliamo alcuni segreti di una cultura sempre affascinante.

Per apprendere tutto sugli usi e i costumi di una civiltà non basta una vita. Come si può, in un lasso di tempo tanto esiguo, comprendere ciò che la saggezza popolare ha trasmesso nei secoli dei secoli? Dopo anni di quotidiane esperienze ancora ci stupiamo di come agiscono e reagiscono le persone a noi più prossime, figuriamoci cosa possiamo capire di un popolo tanto distante e complesso come quello vietnamita in 8 settimane. 60 giorni in una vita non sono niente. Se però apriamo il nostro spirito al confronto e, per dirla con Weber, ci relazionamo ai valori senza esprimere “giudizi di valore”, 60 giorni possono rivelarsi un tempo sufficiente per apprezzare quegli aspetti di una cultura che esercitano un’attrazione maggiore. È quindi con grande umiltà che condivido con i lettori de il Cartello 6 cose che ho appreso grazie al mio viaggio in Vietnam e i suoi straordinari abitanti.

 

1) Quando è consigliabile mangiare il cane

Ad eccezione del Giappone, in estremo Oriente la carne canina è ancora consumata in buona quantità. Il cane costitutisce una specialità culinaria soprattutto in Cina -dove esistono persino kermesse dedicate come il celeberrimo Yulin Dog Meat Festival-, Vietnam, Corea, Laos e Cambogia. Ad Hanoi sono numerosi i ristoranti che offrono piatti a base di “tith chó”, formula in lingua vietnamita che designa la carne di cane. Bollita, cotta alla brace, fritta, questa “pietanza” è prediletta dagli uomini in ragione delle sue presunte proprietà “propiziatorie”. Tradizione vuole, infatti, che l’assunzione di cane da parte dell’uomo aumenti la virilità e stimoli la buona sorte.

 

viaggio in Vietnam

Ecco il tith chò, ovvero carne di cane

 

Ma attenzione, se il consumo non avviene al momento opportuno ci possono essere delle controindicazioni. Gli chef locali sconsigliano la carne di cane durante le prime due settimane del mese e possono addirittura decidere di non venderne affatto, nonostante le richieste pressanti della clientela. Un amico marsigliese, pronto a pagare qualunque prezzo pur di mangiare una porzione di tith chó prima di lasciare Hanoi, ha dovuto cedere di fronte al rifiuto di molteplici ristoratori. Non esistono invece, a mia conoscenza, delle tempistiche da rispettare per la degustazione di tartaruga, gatto e serpente.

 

2) “Don’t look back in anger”

Il Vietnam è un paese noto ai più per via del sanguinoso conflitto che ha opposto il “Fronte di Liberazione Nazionale” agli Stati Uniti d’America ed i suoi alleati. Questo non è però l’unico conflitto che ha avuto come teatro il golfo del Tonchino: dapprima il Vietminh ha dovuto assicurarsi l’indipendenza del paese dalle grinfie francesi. La Guerra di Indocina, culminata nel 1954 con la disfatta francese di Den Bien Phu, ha portato alla decolonizzazione dell’area e all’indipendenza del Vietnam del Nord fino al 17° parallelo. La pace di Ginevra sanciva la “vittoria di Pirro” del Vietminh che si vedeva espropriato di Saigon e buona parte del territorio vietnamita. Da qui l’intenzione di riunificare il paese con una seconda guerra a cui il leader carismatico del Vietminh, Ho Chi Minh, non è sopravvissuto.   

 

Il XX secolo è stato dunque assai amaro per il popolo vietnamita. Tale sofferenza non ha tuttavia condotto il paese sulla via dell’isolamento. Con l’implementazione del programma politico passato alla storia sotto il nome di “Doi Moi” (=rinnovo), il paese si è aperto all’Occidente capitalista e ha anche restaurato le relazioni diplomatiche con Francia e Stati Uniti. Dopo tanta misera, i vietnamiti vogliono ritrovare la prosperità e non guardano al passato con rancore. Francesi e americani sono presenti in tutte le province e accettati con interesse e rispetto. Le nuove generazioni sognano in grande, imparano l’inglese e comunicano con gli stranieri spinti da una genuina passione per l’esotismo. L’odio secolare è riservato ai soli cinesi, sconfitti nel 938 a Bach Dang da Ngo Quyen dopo un millennio di dominazione ininterrotta. Da allora, i cinesi ci hanno riprovato più volte con alterni successi fino alla sortita del 1979. Ad oggi le relazioni tra Hanoi e Pechino sono piuttosto tese, anche per via delle pretese egemoniche di ambo gli schieramenti sulle isole Paracels e Spratley, una manciata di scogli ricchi di risorse naturali persi nel Mar Cinese.  

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