Faccio una premessa: questo sarà un articolo confusionario, diviso in una prima parte didascalica su Netflix ed una parte che solleverà molte domande, ma darà poche risposte.

Ad ottobre arriverà finalmente in Italia Netflix, il colosso americano che permette un servizio streaming online on demand, tramite un abbonamento. Nasce nel 1997 negli U.S.A. offrendo un servizio di noleggio dvd e videogiochi via Internet integrato dal 2008 col servizio di streaming. Il vero boom di tale piattaforma inizia dal 2010, con l’esportazione di questa offerta in altri Paesi, spazzando via Blockbuster, e soprattutto con l’inizio di produzioni proprie nel 2011, così da arrivare nel 2014 ad avere più di 50 milioni di abbonati. In pochi anni Netflix ha cambiato il panorama televisivo negli Stati Uniti. Non si può non citare la serie House of Cards – Gli intrighi del potere che vede come protagonista Kevin Spacey e la regia, delle prime due puntate, di David Fincher: capolavoro unico da avere talmente tanto successo da far prendere la decisione di iniziare un ciclo estremamente importante di produzione di serie (Orange is the new Black, Marco Polo solo per citarne alcune).

 

Netflix è disponibile negli Stati Uniti, ovviamente, in Canada, nell’America del Sud, nella Gran Bretagna, in Francia, in Germania, in tutti i Paesi Nordici meno l’Islanda, in Austria, nei Paesi Bassi, in Irlanda, in Svizzera, in Belgio, in Lussemburgo e dal 2015 in Nuova Zelanda, Australia, Giappone e Spagna. Finalmente, ad ottobre, arriverà pure in Italia.
L’offerta è stata spiegata attraverso il debutto dell’account Netflix Italia su Twitter, è davvero molto allettante e si propone in questo modo di combattere anche la pirateria: l’abbonamento parte da € 7,99 al mese tutto incluso, qualità standard da un solo dispositivo a scelta; il secondo tipo di abbonamento è di € 8,99 al mese, Full HD su due dispositivi a scelta (quindi i programmi si possono vedere su due tv, su una tv e una console, una tv ed uno smartphone…); il terzo ed ultimo abbonamento è di € 11,99 al mese, contenuti in 4K su 4 dispositivi diversi. I dispositivi su cui è possibile usare tale piattaforma sono le console da gioco, Apple TV, tablet, laptop e smartphone.
La piattaforma offre inoltre la possibilità di avere l’intero pacchetto in prova gratuita per 30 giorni, con la possibilità di annullare la propria sottoscrizione in qualsiasi momento e di riprendere i giorni restanti successivamente. Altro servizio utile è il by only, che dà la possibilità, per esempio, di interrompere la visione casalinga di un film su PC e di riprenderla successivamente su uno smartphone o qualsiasi altro dispositivo dall’esatto punto di interruzione precedente.

 

Tale servizio è il perfetto esempio di quella che Jeremy Rifkin definisce “L’Era dell’Accesso”, nome col quale non solo lui, ma molti altri sociologi ed economisti definiscono il periodo attuale che stiamo vivendo. E’ appunto quell’Era in cui il bene materiale, immobile, perde di valore ed assume invece valore l’esperienza, la cultura, l’informazione e le relazioni. All’utente non interessa più il possesso di un oggetto, ma assume più importanza il fatto che quell’oggetto possa portare ad una determinata esperienza e che tale esperienza sia unica e plasmata sul cliente che la compra, quindi fondamentale per l’uomo diventa avere accesso alle reti. Le grandi aziende capitaliste, plasmando un prodotto totalmente sull’acquirente, ne arrivano ad avere un controllo totale. A dimostrazione di ciò, magnati del petrolio e banchieri sono stati superati per potere dai vari Bill Gates, Zuckerberg, Steve Jobs, Larry Page…tutte persone che hanno appunto la capacità di poter dare accesso a determinate piattaforme. Più tali piattaforme hanno utenti e più il loro valore aumenta: la ‘moneta’ di scambio più importante oggi diventa il contatto, più del denaro stesso.
L’obiettivo del mercato è infatti quello di arrivare a tutti: di fronte al bivio tra qualità e quantità, viene scelta sempre e comunque la quantità, a discapito, in generale, di un forte abbassamento dei prezzi. Riagganciandomi a Netflix, leggo infatti che i rivali italiani come Sky (Online Tv Box) e Mediaset (Infinity), per combattere l’arrivo del colosso americano, hanno abbassato notevolmente i loro listini: la prima ha abbassato il costo del pacchetto Cinema da € 14,99 a € 9,99; la seconda promuove un’offerta di € 4,99 per 12 mesi.

Di fronte a questo abbassamento radicale del prezzo del ‘biglietto’, si aprono due quesiti importanti: la prima domanda è se mai le produzioni audiovisive riusciranno a sostenere tale svalutazione della fruizione del prodotto cinema; la seconda domanda è per quanto tempo si potrà fare una gara sui prezzi degli abbonamenti senza arrivare inesorabilmente alla fruizione gratuita di tutto (e a quel punto che cosa ne sarà di tutte le produzioni di film?).

 

Rispondendo al primo problema, mi viene da pensare che l’abbassamento dei budget con cui si fanno i film è già cominciato da un po’ di anni e che stia aumentando anche questo in modo inesorabile: nel 2013 sono stati prodotti in Italia 53 film sotto i € 200.000 con una media di € 115.594, mentre nel 2014 ne sono stati prodotti 69, con una media di € 77.190 a film, la metà del budget! E’ sempre un dato statistico il fatto che è aumentato il numero delle produzioni in Italia (167 film nel 2013, mentre 201 nel 2014), ma che è diminuita la spesa complessiva di tutte le produzioni italiane (€ 334.960.000,00 nel 2013, € 323.460.000,00 nel 2014).
E’ un altro dato di fatto quello che, nonostante un generale abbassamento dei prezzi per la fruizione di filmati, ancora ci sono persone che amano andare al cinema, a vedere i film in sala. E’ un dato di fatto quello che si spende molto di più oggi per la visione di film che non negli anni del boom economico, quando si andava ogni settimana al cinema ed ogni nuovo film in sala era una Messa: provate a sommare tutti i soldi spesi tra Sky, Cinema, abbonamenti vari tra cui Internet, streaming, canone Rai, acquisto e noleggio di dvd.
Aggiungo, anche, una mia impressione, che mai come oggi l’audiovisivo abbia avuto un peso così forte sulla vita delle persone.
Oltre ad esserci un forte bisogno di vedere film, di vedere video, di vedere serie, c’è anche un forte desiderio da parte di migliaia di persone di poter lavorare e far parte di questo settore. Credo che con la domanda di film, pubblicità, documentari che c’è oggi, sia assolutamente possibile creare più posti di lavoro per tutti all’interno del nostro settore. Credo fortemente, con tutto me stesso, che il nostro Paese si debba adeguare seriamente con le riforme che tutti noi sappiamo essere necessarie (un nuovo contratto nazionale, leggi che regolino la distribuzione di prodotti audiovisivi, agevolazioni per le imprese, incentivi per creare posti di lavoro, diminuzione drastica delle tasse, maggiore flessibilità…) e dare finalmente peso a quella che dovrebbe essere l’unica vera fonte di reddito e di ricchezza del nostro Paese: la cultura e la sua fruizione, valorizzazione e tutela.
Quindi in sostanza credo che una diminuzione del costo delle produzioni sia deciso dalle leggi del mercato e questo si deve solo accettare. Ciò che è di fondamentale importanza è dare la possibilità a tutte le produzioni iper low budget di avere una vita, di poter essere viste ed avere un pubblico.

 

Per quanto riguarda il costo di Internet, consideriamo una verità assoluta: è molto difficile per chi usa assiduamente il web, concepire di usufruirne ‘a pagamento’. Internet, nell’idea comune, è gratuito e tutto ciò che è a pagamento è ingiusto. Inoltre l’intenzione sarà sempre quella di portare Internet alla portata di tutti in tutto il mondo. Quindi credo che Internet abbia un mercato, per definizione, che tenderà sempre allo zero. Rimango colpito dalla promozione che fa Mediaset di € 4,99 per 12 mesi: è facile pensare che la prossima offerta potrebbe anche essere un anno gratuito.
Il punto credo che sia proprio questo: ci possiamo girare intorno quanto si vuole, ma Internet funziona solo laddove è gratuita. Quindi i principali introiti rimarranno e saranno sempre e comunque le pubblicità. Questione di qualche decina di anni. Su Internet gli unici soldi che gireranno saranno per gli acquisti online, con carta di credito, per il resto, il comandamento assoluto di Internet, come spiegavo prima con la definizione dell’Era dell’Accesso, rimangono i contatti, l’avere accesso a informazioni e per questo assume importanza fondamentale la sua velocità.

La velocità è proprio un problema cruciale ed oso dire scandaloso del nostro Paese. Netflix sbarca in Italia solo adesso, dopo essere già in pratica in tutti gli U.S.A., Europa ed Australia, a causa della lentezza della connessione. L’ampiezza di banda minima richiesta per i contenuti in SD è di 0,5 Mbps, mentre quella raccomandata è di almeno 1,5 Mbps; per l’HD servono almeno 3 Mbps e almeno 15 per il 4K. Per l’Ultra HD è consigliabile la Fibra Ottica.
Confidiamo nel Governo, che possa risolvere l’incredibile questione della larghezza di banda nazionale, per far sì che non si abbiano problemi di buffering.

 

Netflix, aldilà del fatto di essere più o meno preparati per i più disparati motivi a livello nazionale, avrà sicuramente un impatto fortissimo in Italia, sia per chi ne usufruirà, sia, me lo auguro, per chi produrrà film. La speranza è che si dia la possibilità ad una più ampia cerchia di prodotti di entrare a fare parte di tale circuito, certi del fatto che, seppur in un mercato che guarda inesorabilmente alla quantità dell’offerta, la qualità riesca comunque a tutelarsi e a sopravvivere nei prodotti distribuiti. La mia certezza assoluta di ciò, deriva dalla indiscutibile bellezza e perfezione delle serie prodotte proprio da Netflix, House of Cards e Orange is the new Black su tutte.