Il ricordo doloroso di Luca Alinari, il pittore dei due mondi, scomparso dopo una lunga malattia venerdì 15 marzo 2019 all'età di 75 anni.

Caro Luca,

questa è una lettera che probabilmente non leggerai mai. Ma sento terribilmente l’urgenza di scrivere queste parole. Comunicarti quello che non sono riuscito a dirti prima della tua scomparsa. Ho sempre pensato che l’arte fosse rivoluzione e i veri artisti dei guerrieri pronti a combattere fino alla fine. Tu lo eri. Tu sei Luca Alinari. Hai combattuto la malattia per tutti questi anni a suon di pennellate, tenendo lontano l’appuntamento con la morte, respingendola ad un domani non meglio definito. Purtroppo il giorno è arrivato, quel 15 marzo fatale dei tuoi settantacinque anni. Non me lo aspettavo, non sono pronto per dirti addio, ma quando lo si è davvero? Non accetto il fatto che non potrò più venire nel tuo studio a parlare di arte, vita e sofferenza. Non accetto di non poter più vedere i tuoi video che parlano dei tuoi maestri ma soprattutto di te stesso. Sentirti fantasticare su Paperino di Carl Barks, versandoci sopra il tuo sangue, la tua riconoscenza verso un tuo pari. Un artista vero.

 

Sei sempre stato alla ricerca di risposte ai grandi quesiti della vita. Quando non le trovavi provavi a imprimerle nella tua arte, cercando di numerare miliardi di stelle, un po’ come il Piccolo Principe che chiede all’uomo a cosa gli serva possedere le stelle, perché lui non è utile a loro, ma tu sì, sei riuscito a renderle tangibili, perché “tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”, mentre tu non lo hai mai dimenticato.

 

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Le influenze della Pop Art in Luca Alinari.

 

La tua arte nasce libera, autodidatta come Van Gogh ti sei cibato dei grandi maestri senza farti assorbire dai loro tratti, dai tic nevrotici figli della loro epoca, dalla geometria perfetta delle forme e dalle correnti di cui hanno fatto parte. Hai compiuto un lungo viaggio nei secoli dell’arte, strizzando l’occhio alla Pop Art nei tuoi primi lavori, ma subito distaccandotene in maniera sensibile facendo tuo il tratto grafico impeccabile. Hai sperimentato svariate tecniche pittoriche perché il tuo estro e il fanciullino sopito dentro di te ti hanno portato ad avere per tutta la vita una curiosità morbosa verso l’inconosciuto.

 

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L’odore dei colori acrilico-fluorescenti nello studio di Luca Alinari.
© Lorenzo Borghini

 

L’influenza dei fumetti ti ha portato ad avvicinarti al collage, per cercare di ricostruire i mondi esplosi che navigavano nella tua mente, cercando di rimettere insieme quei tasselli figli di visioni che ti tenevano alzato tutta la notte. In quello studio di cui ancora ricordo l’odore, con quei colori acrilico-fluorescenti, quelle lacche spray che hai iniziato a usare nei tuoi ultimi lavori. I più belli. I più grandi. Capolavori figli di un percorso lungo 75 anni. Sei riuscito a distaccarti da tutte le influenze comprimendole in un’unica sola. Non surrealismo magico, non surrealismo immaginifico, non sarai mai etichettato con una corrente, proprio come Van Gogh, due rivoluzionari impossibili da classificare. I tuoi ultimi lavori, quelle dimensioni metafisiche in cui sembra regnare il caos ma in realtà troviamo tanta pace, in cui tutto è infranto, compresso in una cornice-non-cornice, perché non esistono confini, grazie a universi impossibili che nascono dalla tua mente, si imprimono sulla tua tela ma continuano a vivere al di fuori, unendosi all’Universo. Tutto questo mi fa venire in mente che tu sei ‘il pittore dei due mondi’, quello reale e quello della fantasia.

 

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Gli ultimi capolavori di Luca Alinari.
© Lorenzo Borghini

 

Per questo ora che non ci sei più mi viene un dubbio: e se tu, Luca Alinari, fossi stato il miglior pittore italiano del Novecento? Quando ti manifestavo i miei apprezzamenti ti imbarazzavi, anche se vedevo che eri sempre alla ricerca di conferme, le stesse che ti tenevano in vita insieme alla tua arte, nonostante la lunga malattia. Ma io ci ho riflettuto molto, dopo il nostro ultimo incontro, dopo aver visionato in anteprima le tue opere che dicevi essere ancora incompiute, ma per me non lo erano. Tutto il tuo lavoro può sembrare incompiuto, proprio perché non si esaurisce dentro i confini della tela, ma si erge ad assoluto, lasciandoci continuare a fantasticare per ore ed ore su quei dettagli che amavi tanto. Gli stessi dettagli che durante la presentazione del mio romanzo avevi elogiato nei miei lavori giovanili.

 

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Un preziosissimo dettaglio di una delle ultime opere di Luca Alinari.
© Lorenzo Borghini

 

Per me è stato un onore conoscerti, sia di persona che tramite i tuoi quadri, e ricorderò per sempre il tuo intervento metafisico sulla Cina, su quel mondo che ho cercato di comprimere in 132 pagine e che hai letto in poche ore. Mi hai chiesto quando sarebbe uscito il prossimo libro ed ora mi rendo conto che non potrai leggerlo, che non potremo parlare mai più faccia a faccia. Ho pianto più per la tua morte che per quella di mio nonno, perché tra noi c’era più di una semplice parentela, c’era stima e comprensione profonda. Siamo figli della stessa sofferenza, due romantici curiosi che cercano da sempre di vomitare fuori tutto ciò che gli passa per la testa. Tu col tuo sputo, io con i miei gridi. Quello sputo impresso sulla tela che ti ha permesso di mettere la tua carne nella tua arte, in un unico magma iridescente.

 

Hai una grandezza che gli altri non hanno. Neanche i più grandi. La grandezza di essere il connettore tra due mondi che difficilmente dialogano, ma grazie ai tuoi lavori, anche io non mi dimenticherò mai di essere stato bambino.

 

Con affetto e stima,

Lorenzo