Politica, società e cultura, quali sono stati i 15 momenti più significativi dell’anno appena trascorso?

«Il 2017 sarà probabilmente l’anno migliore nella storia dell’umanità»

ha scritto Nicholas Kristof sul New York Times qualche mese fa, in un articolo riassunto in italiano da Il Post, nel quale indagava non tanto gli eventi avvenuti quest’anno, quanto i trend positivi di lungo periodo che hanno cambiato la vita di milioni di persone in tutto il mondo.

Ogni singolo giorno, nel 2017, 250mila persone sono uscite dalla povertà assoluta, altre 300mila hanno avuto accesso all’elettricità e 285mila all’acqua. In trent’anni il tasso di analfabetismo mondiale è passato dal 50% al 15% e oltre 100 milioni di bambini sono stati salvati da vaccini e cure mediche, portati in Africa, Asia e Sudamerica da organizzazioni umanitarie col contributo fondamentale di tutti noi. E questi bambini diventeranno gli adulti di domani, in aree a rischio dove potranno costruire un futuro migliore per tutti.

 

Anche se il terrorismo e le pose da macho di Trump e Kim Jong-un ci hanno fatto pensare a un’epoca di conflitti, in realtà il 2017 è stato uno degli anni più pacifici della storia, inserendosi a buon titolo in un trend cominciato alla fine della Guerra Fredda. Il numero di vittime mondiali, civili e militari, quest’anno ha superato di poco quelle del 1400 d.C., un dato che si è ripetuto nella storia solo due volte, ma come eccezione, nella seconda metà del Seicento e alla fine dell’Ottocento.

Naturalmente quest’ultimo aspetto va contestualizzato: dagli anni Novanta, le guerre tra stati sovrani sono progressivamente cessate ma non i conflitti civili con relativi interventi di stati esteri e si è affermato, di conseguenza, il terrorismo di tipo internazionale su quello nazionale; inoltre, armi tecnologicamente avanzate hanno permesso un utilizzo quasi chirurgico della forza distruttiva dell’Uomo, meno eclatante ma spesso più continuativo.

 

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Trump vs Kim Jong-un

 

Persino i reati sono diminuiti, a dispetto della loro copertura giornalistica, che invece è aumentata spropositatamente, in particolare in Italia dove i 5 Tg nazionali se ne occupano oggi nel 36% dei servizi, al contrario della Germania che si attesta al 18%. Nella prima metà del 2017 gli omicidi in Italia sono scesi dai 245 dello stesso periodo del 2016, a 208, le rapine da 19 mila a poco meno di 17 mila, i furti da 783 mila a 702 mila.

Nonostante questi dati siano confortanti, l’ottimismo di Kristof non risulta pienamente condivisibile: se è vero che decine di milioni di persone stanno uscendo oggi dalla povertà, la forbice mondiale tra ricchi e classe media continua ad ampliarsi, incrinando la tenuta democratica degli stati occidentali, come sottolineato dall’ultimo rapporto Oxfam. La generale diminuzione delle guerre non ha evitato quasi mezzo milione di morti in Siria e le decine di migliaia di vittime delle ondate migratorie, dovute all’instabilità e alla povertà africane, perdute nelle sabbie del deserto e tra le onde del mare. Se i reati sono in diminuzione, crescono invece le violenze di genere e la ramificazione politico-economica delle grandi organizzazioni criminali.

 

Il 2017 è stato, proprio per queste contraddizioni, un anno particolarmente significativo della nostra storia, e per descriverlo più nel dettaglio abbiamo scelto quindici momenti, eventi e fatti che ne hanno caratterizzato politica, società e cultura, e che avranno grandi ripercussioni sul nostro futuro.

 

Politica

1)Donald Trump entra alla Casa Bianca

A fine gennaio una delle personalità più controverse della storia politica occidentale è entrata alla Casa Bianca: l’anziano multimilionario e star dei reality Donald Trump. Dopo una campagna elettorale accesissima, infarcita di una propaganda violenta e discriminatoria, il magnate dell’edilizia e dello spettacolo ha conquistato la maggioranza dei Grandi Elettori, nonostante i due milioni di voti popolari in meno rispetto alla sua concorrente, l’altrettanto controversa politica di carriera Hillary Clinton. Il neo-Presidente è stato protagonista nell’immaginario comune durante tutto il 2017, avendo trasformato, con una svolta epocale, i social network da strumento a declinazione della politica. L’uso di Twitter, l’atteggiamento da hater, lo scambio di commenti al vetriolo con leader politici e giornalisti e le accuse di fake news sono divenuti corollario della politica trumpiana e hanno portato le peggiori dinamiche dei social nel cuore strategico della più grande potenza mondiale.

 

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Il giuramento di Trump

 

Le stesse politiche attuate dal Presidente (poche, è il leader col più basso tasso di efficienza della Storia americana) hanno suscitato controversie dando al nostro anno passato toni sinistri: dal tentativo di abolizione dell’Obama care (copertura sanitaria per circa 31 milioni di cittadini americani) al Russiagate, dall’escalation coreana allo spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, le azioni di Trump sono state mirate più a suscitare reazioni, nutrimento del suo malsano narcisismo, che a costruire un mondo più stabile. L’unica vera azione di governo attuata dal Presidente, la riforma fiscale, ha concesso sgravi sulle imposte alle industrie e, soprattutto, ai più ricchi membri della società, con l’obiettivo di immettere nuova liquidità nell’economia reale. Ma in un’epoca in cui le grandi industrie e l’èlite economica accantonano i propri profitti nei paradisi offshore e investono all’estero, i dubbi che questo obbiettivo sia raggiungibile sono molti.

 

Le numerose proteste dovute al Muslim Ban, al Black Lives Matters, ai diritti delle donne (la Women’s March è stata la manifestazione più grande della storia degli USA), e gli scontri di Charleston tra suprematisti bianchi e antirazzisti hanno segnato una divisione profonda nella società americana, aprendo un fronte interno che ha indebolito la leadership statunitense nel mondo e mostrato una nazione sempre più ripiegata su sé stessa.

 

2) Attentati e stragi

Nel 2017 ci sono stati almeno dodici attentati terroristici di grande impatto, in generale attribuiti all’Isis e a suoi affiliati, i più sanguinosi in Iraq, Siria ed Egitto. In Europa il nuovo corso del terrorismo liquido alla Bauman, figlio della globalizzazione e delle misure di sicurezza attuate dopo l’11 settembre, ha portato nuovamente Parigi, Londra e Barcellona nel mirino dei cani sciolti estremisti. Grande risonanza ha avuto l’attacco al concerto di Ariana Grande alla Manchester Arena, il peggiore dal 2005 nel Regno Unito, con 23 vittime e 250 feriti, tra cui molti ragazzini sotto i 16 anni. L’autore, Salman Ramadan Abedi, 22 anni, cittadino inglese di origini libiche, ha fatto esplodere due bombe al perossido di acetone durante il concerto del 22 maggio, morendo nella detonazione.

 

Doverosa una parentesi a sé stante per l’attacco chimico siriano su Khan Shaykhun il 4 aprile, che non è considerato attentato terroristico ma che ha violato allo stesso modo il diritto internazionale. L’uso di armi chimiche sui civili, la tattica del double tap, cioè di un secondo attacco per colpire i soccorsi, e gli oltre 70 morti in condizioni di atroce agonia rendono Khan Shaykhun uno dei più gravi episodi bellici di inizio secolo e una delle più ignominiose colpe di Assad e di Putin nella conduzione della Guerra in Siria.

 

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L’attacco terroristico durante il concerto di Ariana Grande

 

Definiti stragi e non attentati, invece, gli attacchi di Las Vegas (2/10) e Sutherland Springs (5/11) negli Stati Uniti. In particolare quello perpetrato da Stephen Paddock sul Las Vegas Strip, con 59 morti e 489 feriti, è stato il più grave massacro da arma da fuoco avvenuto negli USA. Trump ha negato una connessione tra l’acquisto di armi da fuoco in America e la strage, definendo Paddock “un uomo molto malato”. Ma non è un problema di facile accessibilità alle armi se un “individuo molto malato” ha potuto comprarne impunemente 41 e trincerarsi in un albergo sparando sul pubblico di un concerto country? Lasciamo a Trump la risposta a questa semplice domanda, nel frattempo il 2018 è appena iniziato e sono già avvenuti 16 mass shooting in USA, gli ultimi due perpetrati da adolescenti nelle proprie scuole.

 

3) Referendum (Turchia, Kurdistan, Catalogna, Lombardia e Veneto, Corsica)

Il 2017 è stato anche l’anno delle consultazioni referendarie dal respiro internazionale, confermando un trend iniziato nel 2016 con Brexit e Referendum italiano. A seguito del fallito colpo di stato in Turchia, Recep Tayyip Erdoğan ha indetto un referendum costituzionale che ha travolto il passato parlamentare della nazione, trasformandola in una Repubblica Presidenziale simile a quella russa. Erdoğan ne è uscito ormai stabilmente al comando della Turchia, confermando un’involuzione autocratica sempre più accentuata nei panorami politici mondiali.

 

Di tipo identitario, invece, tutte le altre consultazioni, ma in ambiti e circostanze diverse. Quello in Kurdistan è stato un referendum identitario-culturale, una risposta alla repressione della lingua e dell’identità curde portata avanti da decenni in tutto il Medio Oriente, in un contesto di ricostituzione statale dell’Iraq apertosi dopo la caduta di Saddam Hussein. Lo stesso dicasi per quello in Corsica, dove le richieste sono state: pari dignità del corso col francese, scarcerazione dei detenuti politici e status speciale per i residenti onde evitare l’acquisto in massa di proprietà da parte dei continentali.

Quelli in Catalogna, Lombardia e Veneto invece sono stati di tipo identitario-fiscale, ma se il secondo ha agito all’interno dei parametri costituzionali (era consultivo e proponeva non la secessione ma l’aumento delle autonomie), conferendo ai governatori di queste regioni un forte potere contrattuale nelle future negoziazioni con un probabile governo di Destra in Italia dopo il 4 marzo, il primo, in quanto referendum secessionista, vincolante e senza quorum, si è posto al di fuori della Legge.

 

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Il referendum in Catalogna

 

La Catalogna gode di grandi autonomie e il catalano è parlato, insegnato a scuola e utilizzato su tutte le comunicazioni statali, ma la regione ha visto svuotato l’accordo fiscale portato avanti col governo centrale a inizio 2000. Dopo il successo delle trattative tra Spagna e Paesi Baschi per la cessazione del terrorismo in cambio di accordi anche economici, la questione fiscale catalana è riemersa prepotentemente, a fronte anche della poco lungimirante chiusura del Partito Popolare di Rajoy. La Catalogna è la regione più ricca della Spagna, produce da sola 215,6 miliardi di euro, e desidera contribuire meno alle spese generali della nazione.

 

Dopo le votazioni illegali del 1 ottobre ostacolate, anche con la forza, dalla Guardia Civil, e la dichiarazione di indipendenza il 20 dello stesso mese, i leader di Junts pel Sì sono stati arrestati, eccetto Carles Puigdemont che è fuggito in Belgio. La Spagna ha sciolto il governo autonomo e ha indetto elezioni per il 2 dicembre, giorno nel quale i partiti indipendentisti hanno nuovamente vinto, ma senza trionfare (il partito più votato è stato Ciudadanos, unionista di estrema destra, al governo con Rajoy), segnando una forte polarizzazione nella società catalana.

 

4) L’elezione di Emmanuel Macron

Giovane fondatore del partito En Marche!, Emmanuel Macron, già Ministro dell’Economia nel secondo governo Valls, ha ufficializzato la sua candidatura alla presidenza della Repubblica nel Novembre del 2016. Con spiccato talento politico, Macron è riuscito a coordinare una campagna elettorale attraverso le sole donazioni private, e a spostare la comunicazione dagli argomenti cari al populismo verso un programma istituzionale ed europeista, incassando un successo di voto straordinario sia come candidato presidente che come partito politico.

 

Macron è quasi un’antitesi a Donald Trump: politico di carriera, il più giovane presidente mai eletto in Francia, europeista e relativamente scevro da populismi. La grande forza dell’investitura popolare dopo le elezioni in cui ha sfidato Marine Le Pen e il Front National, rendono sicuro un suo ruolo da protagonista nel prossimo futuro dell’Europa e del mondo occidentale, come già dimostrato in varie occasioni. 

 

5) La legge sul Biotestamento in Italia

Dopo le battaglie del padre di Eluana Englaro, di Piergiorgio Welby e di Cappato, a metà dicembre finalmente l’Italia ha approvato una legge sul testamento biologico, che permetterà al cittadino di disporre del proprio corpo negli ultimi istanti di vita. Una conquista scontata della civiltà occidentale ma che acquista un valore profondamente storico in un paese cattolico e laicamente imperfetto come l’Italia, dove i rapporti tra Stato e Città del Vaticano si intrecciano in una rete indistricabile di influenze reciproche. Le religioni hanno, da sempre, concesso difficilmente all’individuo la possibilità di gestire liberamente il proprio corpo, fatto che appare strano considerando che la religione dovrebbe occuparsi principalmente dello spirito.

 

Sessualità, procreazione e ‘fine vita’ sono stati oggetto di conflitto tra universo individuale e dottrina religiosa comunitaria, e in Italia hanno dato alla luce alcune battaglie epocali che, essendo avvenute nel paese in cui risiede il centro politico del cattolicesimo, hanno acquisito grande importanza sia per gli italiani che per il resto del mondo. Dopo una prima legislazione sulle Unioni Civili nel 2016, col Biotestamento l’Italia ha mosso un altro passo verso una più moderna concezione dell’individuo e delle sue prerogative personali.

 

Società

1) Il caso Weinstein e gli scandali sessuali

Il lungo percorso che l’umanità sta compiendo verso la parità di genere è irto di contraddizioni, passi avanti e clamorosi fallimenti. Il caso Weinstein, ovvero la denuncia di una lunga serie di abusi perpetrati dal potente produttore hollywoodiano su attrici e professioniste dello show business, ha segnato gran parte della cronaca del 2017. Una bomba mediatica deflagrata sul New York Times e poi diffusasi a macchia d’olio, coinvolgendo 75 vittime, di cui 12 di stupro, e molte altre personalità dello star system, chi più chi meno collegate allo scandalo o ad altri casi di molestie avvenuti negli anni passati.

 

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Il caso Weinstein ha segnato gran parte della cronaca del 2017

 

Se il caso Weinstein ridefinirà i rapporti tra uomo e donna nel mondo dello spettacolo potremo scoprirlo solo col tempo, sicuramente l’evento in sé ha denunciato una prima stridente discrasia tra l’avanzamento teorico della civiltà e la realtà pratica delle consolidate dinamiche di potere e ricchezza in tutti i campi produttivi del mondo occidentale. Il puritanesimo americano ha però finito per limitare la portata dello scandalo alla ghettizzazione e alla reprimenda dei singoli comportamenti individuali, invece di iniziare un percorso di riforme sistemiche che possano davvero, in un futuro prossimo, parificare stipendi, trattamenti e tutele per entrambi i sessi.

 

2) L’uragano Irma e le catastrofi naturali

Il 2017 è stato un anno terribile sul fronte climatico, non solo per l’uscita degli USA dagli accordi di Parigi, ma anche per l’immensa mole di costi, in termini di vite umane e denaro, che l’intensificarsi dei fenomeni naturali estremi ci ha costretto ad affrontare. L’estesa urbanizzazione, l’antropizzazione del paesaggio e i media hanno sicuramente accentuato la nostra percezione di queste catastrofi, ma è indubbio che uragani e fenomeni naturali estremi come siccità e “cicloni bomba” siano divenuti più frequenti e più distruttivi. Nella zona atlantica quattro uragani e tredici tempeste tropicali si sono susseguite nel 2017 segnando un vero record storico, e i soli Harvey e Irma sono costati agli USA circa 290 miliardi di dollari.

 

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L’uragano Irma visto dal cielo

 

Irma in particolare, durato due settimane, ha mantenuto venti superiori ai 295 kmh per oltre 37 ore, cosa che lo ha reso l’uragano più potente e più continuativo della Storia mondiale e il più forte nell’area dell’Atlantico. Quando i primi di settembre è approdato a Barbuda è divenuto il terzo più potente uragano ad aver mai toccato terra, dopo Hayan e Meranti, nel Pacifico, tutti scatenatisi negli ultimi quattro anni. Irma ha fatto 80 vittime e l’isola di Barbuda, per la prima volta in 300 anni, è rimasta disabitata e in rovina. Queste immani catastrofi, accompagnate da incendi, desertificazioni e blizzard, e il progressivo surriscaldamento del globo stanno ridefinendo la società e le politiche economiche degli stati in tutto il mondo.

 

3) L’estradizione di El Chapo negli USA e la morte di Totò Riina in Italia

Dopo essere evaso e aver concesso un’intervista a Sean Penn per la rivista Rolling Stone nel suo nascondiglio di montagna, Joaquìn Guzmàn, capo del Cartello di Sinaloa, Messico, è stato catturato per la terza volta all’inizio del 2016 e il 19 gennaio del 2017 infine estradato negli USA dove lo attendevano 17 tribunali federali. El Chapo è considerato il più grande narcotrafficante al mondo, con un movimento di capitali, pari a 14 miliardi di dollari, che gli ha garantito l’ingresso al 41simo posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo sulla rivista Forbes. Il 2017 ha visto il definitivo tramonto anche di un altro capo storico della criminalità organizzata: Totò Riina, ‘û curtu’, sanguinario boss dei corleonesi, morto in carcere il 17 novembre a 87 anni.

 

4) L’incendio della GrenfellTower

Il mondo anglosassone è stato sconvolto, il 14 giugno, dal terribile incendio della Grenfell Tower, un edificio popolare degli anni settanta a North Kensington, Londra, dove vivevano molte famiglie a medio e basso reddito. Le speculazioni nelle ristrutturazioni e l’elasticità dei controlli di sicurezza hanno spinto, in settembre, le autorità ad avviare un’indagine approfondita sulle oltre 250 organizzazioni che si occupavano dello stabile. L’incendio ha visto più di 200 vigili del fuoco e 100 ambulanze lavorare senza sosta, ma il bilancio finale è stato terribile: 87 vittime e 70 feriti. Il dibattito in merito all’edilizia popolare che ne è seguito continua ancora oggi nel Regno Unito.

 

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L’incendio delle Grenfell Tower

 

5) Il giubileo di zaffiro di Elisabetta II e i reali inglesi

Elisabetta II di Windsor ha superato quest’anno tutti i record e ha festeggiato, il 6 febbraio, il Giubileo di Zaffiro per la prima volta nella storia britannica: 65 anni di regno, divenendo la regina più longeva in assoluto e la monarca vivente sul trono da più tempo, dopo la morte, alla fine del 2016, del re thailandese Bhumibol Adulyadej (70 anni e 126 giorni). Il 2017 è stato anche l’anno del ritiro dalla vita pubblica di suo marito Filippo e del fidanzamento del principe Harry con l’attrice afroamericana Meghan Markle. Mentre la politica inglese arranca nell’incertezza della Brexit dopo le elezioni dell’8 giugno, il popolo britannico continua a trovare un rassicurante punto fermo nell’elegante e discreta forza della propria sovrana.

 

Cultura

1)Le Onde Gravitazionali, gli esopianeti e l’ingegneria genetica CRISPR

Lo studio portato avanti negli anni sulle Onde Gravitazionali, le increspature che la gravità produce sul tessuto dello spazio-tempo, ha condotto al conferimento del Nobel nel 2017 a Rainer Weiss, Barry C. Barish e Kip S. Thorne dopo la svolta epocale avvenuta nel 2015 grazie a LIGO e a VIRGO, strumenti per la loro misurazione situati negli USA e in Italia. Questo sensazionale momento della scienza ha accompagnato un anno ricchissimo per lo studio dell’Universo, con la scoperta di sette esopianeti da parte della NASA e il tuffo finale della sonda Cassini negli anelli di Saturno. Ma se l’infinitamente grande è stato protagonista del 2017, anche l’infinitamente piccolo è salito alla ribalta mondiale con la prima applicazione a ridotto mosaicisimo della tecnica di ingegneria genetica CRISPR su embrioni in Oregon, USA.

 

2) La camera segreta nella Piramide di Cheope

A novembre il team di archeologi guidato da Mehdi Tayoub dell’Hip Institute di Parigi e da Kunihiro Morishima dell’Università di Nagoya, ha scoperto una camera segreta di 30 metri in uno degli edifici più famosi e più antichi dell’umanità, la Grande Piramide del Faraone Cheope (Khnum-Khufu), inclusa nelle Sette Meraviglie del Mondo e risalente al 2260 a.C.

 

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La stanza segreta nella Piramide di Cheope

 

L’appassionante ricerca, iniziata con uno scanning a muoni (particelle elementari generate da raggi cosmici), del contenuto di questa misteriosa sala è tuttora in corso: il matematico e archeoastronomo italiano Giulio Magli del Politecnico di Milano, intervistato da Wired, ha ipotizzato che si tratti del luogo dove è conservato il trono di ferro sul quale, nella mitologia egizia, il faraone deve sedersi prima di raggiungere le stelle.

 

3) Perdere a Go contro l’IA

Il 2017 ha registrato grandi passi avanti anche nello sviluppo delle intelligenze artificiali, campo in cui giganti come Elon Musk e Zuckerberg stanno investendo grandi risorse. Durante l’anno abbiamo assistito alle prime conversazioni tra bot su Facebook e alla definitiva affermazione di AlphaGo, l’IA sviluppata da Deepmind Technologies per sfidare l’uomo al famoso gioco da scacchiera Go. Nel 2016 la prima versione dell’Intelligenza Artificiale aveva sconfitto il campione umano di questo gioco dopo un apposito addestramento, ma nel 2017 è stata lanciata AlphaGo Zero, che impara da sola grazie all’esperienza di gioco. L’IA ha acquisito sempre più spazio nella nostra vita quotidiana, attraverso software di riconoscimento facciale, macchine che parcheggiano da sole e consigli per gli acquisti online, proprio grazie all’utilizzo di questi algoritmi di apprendimento che, come per AlphaGo Zero, permettono alla tecnologia di imparare e sviluppare risposte adatte ai bisogni umani.

 

4) Il concerto di Vasco Rossi a Modena

Il concerto tenuto da Vasco Rossi il primo di luglio al Modena Park ha avuto vasta ecobattendo il record mondiale di spettatori paganti. Per festeggiare i quarant’anni di attività del cantante, infatti, sono stati strappati 225.173 biglietti, di cui 5.000 gratuiti, venduti in tempi da record: solo il 27 maggio, nel termine di 10 ore, ne sono stati acquistati 150.000. Vasco Rossi non tornava a Modena dal 2001, e questo è stato per lui il 781simo concerto della carriera.

 

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Il concerto di Vasco a Modena

 

5) Le gaffe alla Notte degli Oscar

Il 26 febbraio la cerimonia di premiazione più famosa del mondo ha registrato due clamorose gaffe che hanno messo in discussione l’ormai consolidato lavoro della PricewaterhouseCoopers, agenzia che si occupa da anni degli Oscar, e fatto licenziare il responsabile Brian Cullinan. Warren Beatty e FayeDunnaway, che dovevano annunciare il Miglior Film, hanno ricevuto una busta in cui era stata inserita sia la vittoria di Moonlight, che quella di Emma Stone come Migliore Attrice per La La Land. Dopo un attimo di esitazione, i due attori hanno proclamato la vittoria di La La Land, cosa che ha fatto intervenire sul palco gli operatori della PricewaterhouseCoopers e Jimmy Kimmel, presentatore della serata.

 

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La gaffe agli Oscar

 

Questo spiacevole equivoco ha però avuto il pregio di sfatare uno dei miti più in voga dello show businness, quello riferito a Marisa Tomei e al suo Oscar per Mio Cugino Vincenzo del 1993. Passata più in sordina invece la gaffe durante il video memoriale degli attori scomparsi nel 2016, dove la foto di Jan Chapman, produttrice australiana ancora in vita, è stata messa per sbaglio sotto il nome della sua amica scomparsa, la costumista Janet Patterson.

 

Il 2017 è stato un anno ricco di eventi, fatti e contraddizioni, molti dei quali abbiamo dovuto tralasciare: il summit di Davos, la caduta di Raqqa, la tragedia di Rigopiano e quella di Piazza San Carlo a Torino. Eppure, come ha detto Nicholas Kristof sul New York Times:

«La storia più importante nel mondo di oggi non è il presidente Trump o il terrorismo. È piuttosto l’incredibile risultato che abbiamo ottenuto nella lotta alla povertà, all’analfabetismo e alla malattia. La forza più grande sono quei bambini di 12 anni che non hanno mai contratto la lebbra e che invece sono potuti andare a scuola».

Dopo aver vissuto il 2017 vogliamo credere che, a dispetto dei tanti errori, questi grandi e silenziosi passi dell’umanità facciano la differenza il giorno, non molto lontano, in cui l’Uomo dovrà infine affrontare le conseguenze delle sue azioni e trovare un significato al proprio ruolo nella Storia.