Dopo aver analizzato i capolavori dispersi nelle pieghe del tempo degli anni 90 siamo pronti a passare agli anni 80!

 

2- Psychic Powerless… Another Man’s Sac (1985) Butthole Surfers

I Butthole Surfers sono stati la più grande scheggia impazzita della musica. Indefinibili, sempre dissacratori, mai banali. Univano la follia dei Residents alla rabbia dei Sex Pistols, ed il risultato non poteva che essere il capolavoro. E lo è questo Psychic Powerless, capolavoro ancora oggi insuperato di un punk subnormale, deforme, violento. Gli anni passano ma l’album non ne vuole sapere di invecchiare. I colpi di genio si susseguono senza sosta, proprio in pieno stile Butthole e a fine ascolto viene quasi il fiatone. Il fiatone che si ha quando si incrociano quelle opere, rarissime, capaci di cambiare la vita. E pensare che sono stati i “surfisti del buco del culo” a farlo.

 

 

 

1- Generic Flipper (1982) Flipper

Possibile che sia proprio questo il migliore album degli anni 80? Questa è la domanda che mi porsi subito dopo il primo ascolto di questo disco dal titolo strano. Generic. Qualcosa che rimanda subito all’alienazione, al degrado. Un album generico, uno dei tanti, quasi come se i Flipper stessi mancassero di autostima. Ed era proprio così. Generic è uno degli album più violenti e nichilisti di sempre, quasi un insulto alla vita ed alla musica. È il canto finale degli sconfitti, dei disadattati, dei tossici, dei reietti. Un canto disperato, senza possibilità, a cui non rimane più niente a cui attaccarsi. Sotto il baccano hardcore alzato dai Flipper sta la desolazione  di un’intera generazione, un capitolo in chiave moderna dell’inferno Dantesco. Eppure all’interno di tutta questa oscurità c’è un bagliore accecante, un grido commovente che fa di questa opera un capolavoro. La musica dei Flipper nonostante tutto è qualcosa che supera qualsiasi band, è viva e sentita come poche altre, sofferta. I testi, come detto sopra, sono quelli del nichilismo acquisito solo da chi ha visto con i suoi occhi l’abisso. Eppure la vera forza di questo gruppo sta proprio nei testi. Testi che dopo minuti di violenza riescono a farti venire la pelle d’oca, e a farti pensare che probabilmente i Flipper (forse senza rendersene conto) in un certo modo hanno vinto. O almeno hanno guidato la rivincita dei perdenti, dei disadattati.  Come quando in Life i nostri urlano : “life is the only thing worth living for”. Eccola qui la luce, e ancora più forte proprio perché cantata dalla rappresentazione stessa del fallimento. È quel lampo che riesce ad illuminare un decennio intero. Commovente come pochi, è la presa di coscienza di una intera generazione di perdenti, che sommersa da un nichilismo che diviene quasi un muro per difendersi dal mondo esterno, quello dei vin(cen)ti, ricorda fino alle lacrime le ultime parole di Full Metal Jacket:

“Certo vivo in un mondo di merda questo si, ma sono vivo, e non ho più paura.”

 

 

Dopo aver letto la nostra classifica sui capolavori persi dei gruppi anni 80 leggi anche quella sugli anni 90!