Dopo un anno di lunghi addii arriva un 2017 di grandi ritorni, con il rock che finalmente torna ad essere protagonista.

20) Deep State – Thought Garden

Nella vita di ognuno di noi è passata quella bolla fantastica che crea un mondo a se stante. Quella bolla viene chiamata adolescenza e (che sia stata paradisiaca o infernale) ha per tutti una caratteristica comune: è indimenticabile. Ed è la stessa materia della musica dei Deep State, un college rock che fa viaggiare la mente indietro nel tempo. Il risultato è esplosivo, undici tracce che scorrono veloci come quel periodo lontano e spensierato.

 

 

19) Tom O.C. Wilson – Tell a Friend

Fare pop sorpassando il pop. Questo è l’obiettivo di Tom O.C. Wilson, giovane cantautore che sorprende con uno dei grandi album dell’anno. Stessa etica degli XTC, un risultato che lo avvicina ad un Robert Wyatt moderno. Cosa chiedere di più?

 

 

18) Greeth Death – Dixieland

Arrivo subito al punto: Dixieland è uno dei migliori esordi dell’anno. Forse il migliore. Prendete lo slowcore degli anni Novanta ed unitelo ad uno shoegaze moderno ed otterrete questo splendido album dei Greeth Death, dove la nostalgia è la parola chiave. Uno dei punti forti dell’alternative rock del 2017, sicuramente un biglietto da visita indimenticabile per il trio di Davisburg.

 

 

17) Visible Cloaks – Reassemblage

Nel giro di pochi anni (e forse grazie al movimento della Vaporwave) abbiamo visto un vero e proprio ritorno sulle scene della new age e dell’ambient. Brian Eno (quello di Music For Airports per intenderci) come modello, ma non solo. Tornano in auge le sonorità di Steve Roach e di Jon Hassell, con uno sguardo più che interessato verso il Giappone. Quel Giappone che, da sinonimo di futuro, rappresenta al massimo il concetto di musica proveniente da un periodo (non ancora raggiunto) atemporale che ai sogni al neon unisce visioni estatiche di strutture fantascientifiche. Ed è da qui che parte il progetto di Spencer Doran, che si trasforma in Visible Cloaks e ci offre quasi da un’altra dimensione Reassemblage. Il Sol Levante come stato mentale, con le sue atmosfere, le sue emozioni. Questo album è un vero e proprio giardino zen in veste elettronica.

 

 

16) Do Make Say Think – Stubborn Persistent Illusions

Ormai tutti si sono abituati agli stilemi tipici del post-rock. Una sorta di assuefazione a certe sonorità che rischia di rendere il genere privo di interesse. Fortunatamente esistono gruppi come i Do Make Say Think che continuano a stupirci, ad emozionarci. Una vera e propria ventata di freschezza che innalza lo stile delle soundtrack a religione, in una veloce corsa verso la traccia finale che si rifà alla poesia buddista.

 

 

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