Ecco i migliori remake degli anni 2000.

 

4) Casino Royale – Martin Campbell (2006)

Per tortuose questioni di copyright il libro omonimo di Ian Fleming, il primo romanzo della serie 007, non è mai stato portato su grande schermo a parte nel 1967 come parodia non ufficiale e nel 1962 come libera interpretazione della prima apparizione di Bond al cinema in Agente 007 – Licenza di Uccidere (Dr. No) diretto da Terence Young. Qui siamo di fronte a un radicale reboot che riscrive a sei mani la comparsa di 007 concedendosi diverse libertà come l’aver sostituito la partita di baccarà del libro con il più moderno Texas hold’em. La felice regia di Campbell sembra ritrovare l’ispirazione di Goldeneye calando il nuovo (e ancora inesperto Bond) in un cupo viaggio negli abissi (la scena della tortura è d’antologia). Nessuna lesa maestà, per cui anche i fan più oltranzisti si sono ricreduti.

 

remake 5

Siamo di fronte a un radicale reboot che riscrive a sei mani la comparsa di 007

 

3) Maniac – Franck Khalfoun (2012)

Remake di Maniac del 1980 diretto da William Lustig, celebre slasher dell’epoca e matrice di un genere, non per tutti i gusti, che agli inizi degli anni Ottanta estremizzava la violenza e il sangue per liberare i mostri e i fantasmi di una società borghese. Lo stalker psicopatico interpretato dall’efebico Elijah Wood di giorno lavora nel negozio ereditato dalla madre, con la quale condivideva un rapporto edipico, e di notte adesca ragazze in chat per portar loro via lo scalpo da far indossare ai suoi manichini.

 

Un tour de force che sposta l’azione dalla Grande Mela alla Città degli Angeli aggiornando ai tempi correnti la figura del molestatore, il cyber-stalker. Co-prodotto dallo stesso Lustig e scritto a quattro il remake indie di Khalfoun punta sull’uso qui assai funzionale della macchina da presa che riprende solo esclusivamente il punto di vista del maniaco, tanto che il volto si vede in poco più di un paio di inquadrature, e sul ruolo sgradevole affidato a un incredibile Wood che riesce a non far rimpiangere la psicopatologia asciutta e diabolica di Joe Spinell, fisicamente agli antipodi.

 

remake 6

Il remake di Maniac non fa rimpiangere l’originale

 

2) I Sogni Segreti di Walter Mitty – Ben Stiller (2013)

Remake di Sogni Proibiti (The Secret Life of Walter Mitty, 1947) diretto dal regista Norman Z. McLeod lungi dall’essere un semplice omaggio cinefilo, è il film più personale e romantico di Stiller e ha una motivazione profonda perché usa il passato come specchio del presente (il tema del “superomismo”) e lo attualizza in modo non innocente (l’era digitale che stempera i limiti tra la realtà e l’immaginazione) grazie alla sceneggiatura di Steve Conrad. La differenza con l’originale è il maggiore spazio concesso alla poesia senza essere un elogio di chi non vuole mai affrontare la realtà, ma affondando il colpo geniale in quello che forse era il vero messaggio del libro omonimo: vedere cosa c’è fuori per ridimensionare tutto e tutti. Ad onor del vero è anche più difficile resistere alla contagiosa simpatia di Stiller che a quella tirata di Danny Kaye.

 

remake 7

I Sogni Segreti di Walter Mitty è il film più personale e romantico di Stiller

 

1) Godzilla – Gareth Edwards (2014)

Una delle migliori versioni del mostro anfibio nipponico Godzilla, ibrido tra un’iguana gigante e un dinosauro post-nucleare che è stato protagonista di decine di film in quanto si presta benissimo su grande schermo soprattutto per i sempre più ringiovaniti effetti speciali. Ma perché funzioni ci vuole un professionista che conosca la materia trattata, e in questo caso Edwards non cerca il remake o la copia e, facendo inevitabilmente leva sulla paura tipicamente giappo-americana della guerra atomica, fa emergere una riflessione sempre attuale di come ci si pone sapendo di andare contro l’Apocalisse senza perdere l’istinto di sopravvivenza che ti spinge a lottare per l’autoconservazione.

 

Un kolossal leggermente meno patriottico degli ultimi visti in sala che si tiene alla larga da facili trans-ibridi con King Kong e Jurassic Park (la sceneggiatura di Max Borenstein cita altro in modo più sottile e di respiro più internazionale), da ammiccamenti fumettistici e da messaggi ecologici. La differenza peculiare di questo reboot è che empatizza col mostro riducendo gli umani a insignificanti esseri che nulla possono contro l’ineluttabile fine e rendendo lo spettatore testimone della possibilità di vedere in un futuro sempre più prossimo presenze che sostituiscono l’umano sullo schermo. Ne esce un solido blockbuster di genere.

 

remake 8

Quella di Gareth Edwards è una delle migliori versioni del mostro anfibio nipponico Godzilla

 

*****

Se ti è piaciuto questo articolo leggi anche: i 7 film demenziali più spassosi di sempre.