Black Mirror 3 ci costringe a fare i conti con la nostra realtà. Un vero e proprio pugno nello stomaco.

Episodio 5, Men Against Fire : l’empatia è il tuo nemico

Su cosa potremmo intervenire per salvare i nostri soldati dalla paura di sparare, dall’odore del sangue, da quella empatia insita che non permette loro di premere il grilletto nel momento giusto? Il quinto episodio racconta la storia di Stripe, un soldato arruolato in futuristiche forze speciali il cui unico obiettivo è quello di combattere gli scarafaggi.

 

 Quasi subito si capisce che il futuro di questa puntata è nella testa dei protagonisti, e lo è letteralmente. Questi scarafaggi sono davvero qualcosa di mostruoso, delle creature umanoidi che vivono nascoste dal resto della società e che la società stessa teme e odia. Ma la realtà, come ci diceva il buon Morpheus in The Matrix, non è poi così facile da definire, ed ecco che il velo di Maya si squarcia grazie, e sta qui la genialità, grazie ad un contatto, un incontro ravvicinato tra Stripe e uno di questi scarafaggi.

 

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Grazie ad un dispositivo (molto simile, bisogna dirlo, al cancella memoria di Man in black) la mente di Stripe smette di filtrare la realtà. Il dispositivo che l’esercito gli ha impiantato, che bellissimi ed erotici sogni gli faceva fare durante il sonno, si è disattivato. Scopre dunque che quegli orribili scarafaggi hanno sembianze umane, sono madri, padri e figli proprio come lui. La loro colpa, come si evince dal dialogo con il responsabile del progetto governativo, alias Doug Stemper in House of Cards, è quella di essere una razza inferiore, pericolosamente in grado di continuare ad esistere e di marchiare le generazioni a venire.

 

 “Tutti sparano all’uomo nero” e il dispositivo impiantato nella testa dei soldati permette loro di non tremare di fronte a quello che, un po’ per propaganda, un po’ per manipolazione della percezione, è diventato il nemico numero uno.

Stripe finisce in un vicolo cieco quando si rende conto che gli sarà impossibile convivere con ciò che ha fatto nelle vesti di soldato: rivede i suoi crimini di guerra senza filtri. Non sta più pugnalando un mostro, ma un uomo disarmato nascosto in una soffitta. Le opzioni non sono molte: cancellare tutto, ripartire da zero, con il dispositivo che ha in testa di nuovo ben funzionante, o convivere per sempre con quelle visioni, chiuso in una prigione.

Meraviglioso episodio, non fatelo vedere a Salvini, Le Pen e compagnia, o rischieremmo di fare un passo in più verso quel futuro distopico.

 

 

 

Episodio 6, Hated in the Nation : gogna mediatica, next step

Una chiusura di stagione che ci costringe a guardare dentro di noi, ad imbarazzarci ed impaurirci. La buona notizia del futuro raccontato da questo episodio è che le api non sono più in via di estinzione. O meglio, si sono estinte, rischiando di distruggere l’intero ecosistema, ma sono state rimpiazzate da piccoli droni, della forme di un’ape, appunto, che si occupano di impollinare i fiori, mantenendo così intatta la biodiversità.

 

 La cattiva notizia è che qualcuno si è impossessato del controllo totale di tutte le api-drone del Regno Unito e sta meditando una vendetta catastrofica. Ogni giorno alle 17.00 il più odiato dalla rete (in particolare, chi viene menzionato più volte con l’hashtag #todeath) viene ucciso in strane circostanze. Ad una prima occhiata sembra quasi un suicidio. Le vittime sono una giornalista che ha osato scrivere cose indicibili su una portatrice di handicap, un cantante pop che se l’è presa con un giovanissimo imitatore, e via dicendo.

 

Le due detective protagoniste della puntata capiscono la gravità di quanto sta accadendo quando rinvengono nella testa di una vittima un’ape-drone. Mentre le ricerche e le indagini proseguono, l’odio del web non si ferma e in cima alla lista finisce il primo ministro. La società fondatrice del progetto di ripopolamento artificiale di questi insetti, la Granular, viene totalmente hackerata e l’effetto domino diventa così inarrestabile.

 

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Mettere le persone di fronte alle loro responsabilità, questo l’intento della mente malata che ha architettato questo folle disegno. Ogni haters del web si prenda la responsabilità delle conseguenze derivanti da quello che scrive superficialmente sui social network, concetti e frasi che hanno echeggiato nelle nostre bacheche fino a qualche settimana fa riguardo al caso Cantone, ma non solo. Il finale è un ribaltamento di logica, una punizione divina.

 

L’ultima puntata della serie ha affrontato il tema della privacy, ma soprattutto della gogna mediatica che, anche nella realtà, è in grado di uccidere.

In questo futuro si vedono ancora gli smartphone, protagonisti assoluti dell’episodio, le auto che si guidano da sole, donne che ricoprono ruoli importanti all’interno delle forze dell’ordine, e un’intera specie di animali sostituita da un drone. Se si lancia un sasso con una forza sufficiente, quel futuro si rischia di colpirlo sul naso, tanto sembra vicino.

 

Parole di

Arturo Mugnai

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