Una vera e propria Escher-mania.

Palazzo Reale di Milano. Indubbiamente semplice da raggiungere, nel pieno centro della città, eppure così difficile uscirne. Ebbene sì, perché da venerdì 24 giugno fino al 22 gennaio 2017 il Palazzo Reale ospita Maurits Cornelis Escher, famosissimo incisore e grafico olandese. Più di 200 opere costellano le sale del museo, fra le quali non mancano i suoi grandi classici che tutti conosciamo. Queste sono organizzate in sei sezioni, intervallate da una serie di “postazioni selfie” e giochi interattivi volti a mettere alla prova gli spettatori. Interessante notare che sia proprio l’Italia ad accoglierlo, il paese che lo incantò fin dalla sua prima visita nel 1922, in particolar modo per le sue campagne dalle quali ha colto maggiormente ispirazione. Fu qui che passò quelli che definì “gli anni migliori della sua vita” e fu proprio qui che sposò l’amata Jetta Umiker dalla quale ebbe tre figli, prima di essere costretto a trasferirsi a causa dello spiacevole clima politico italiano durante il fascismo. Una sezione del museo è dedicata in particolare al suo amore per il nostro paese, sfoggiando opere quali Tetti di Siena (1922) e Notturno romano: il Colosseo (1934).

 

 

Maurits Cornelis Escher (1)

Tetti di Siena

 

 

“Con le mie stampe, cerco di testimoniare che viviamo in un mondo bello e ordinato e non in un caos senza forma, come sembra talvolta. I miei soggetti sono spesso anche giocosi: non posso esimermi dallo scherzare con le nostre inconfutabili certezze. Per esempio, è assai piacevole mescolare sapientemente la bidimensionalità con la tridimensionalità, la superficie piana con lo spazio, e divertirsi con la gravità… È piacevole osservare che parecchie persone sembrano gradire questo tipo di giocosità, senza paura di cambiare opinione su realtà solide come rocce”.

 

 

Queste sono le parole con le quali Maurits Cornelis Escher descrive la sua arte, e questo è esattamente quello che traspare agli occhi di ogni spettatore. L’esposizione ha inizio a partire dalla radice liberty e percorre le varie tappe del suo percorso artistico: le costruzioni impossibili, le tassellature del piano e dello spazio, l’esplorazione dell’infinito e infine le influenze che ha avuto sullo sfondo culturale dell’epoca. Come possiamo notare, nonostante durante l’infanzia non fosse stato uno studente modello, la sua arte va a braccetto con la matematica, con la scienza e l’architettura. Essa intrappola lo spettatore in geometrie e prospettive distorte, ma così precise da sembrare a prima vista perfettamente coerenti. Lo vediamo ad esempio in Relatività, dove lo spazio sembra essere sottoposto a plurime forze di gravità, in Belvedere, dove le colonne dell’edificio si intersecano in modo del tutto innaturale, o in Mano con la sfera riflettente, specchio del punto di vista deformato dell’artista. Ciò che rende il tutto fantastico, è che di fronte a quasi ogni suo capolavoro, se ci si sofferma a dividere il piano in più parti ciascuna è particolarmente realistica, ma nel suo insieme la rappresentazione risulta geometricamente irreale. È proprio la rappresentazione dell’impossibile che intriga Escher, che farà uso più volte dei cosiddetti “oggetti impossibili”, come il triangolo di Penrose e illusioni ottiche quali il cubo di Necker, rendendoli ai nostri occhi d’un tratto possibili. Da non dimenticare inoltre il suo proclamato interesse per l’esplorazione dell’infinito: mani che si disegnano l’un l’altra, visi fatti di nastri attorcigliatisi per sempre, scale senza fine. Il culmine è poi raggiunto con Metamorfosi, xilografia occupante una parete intera, forse la più immensa che potrete mai avere l’occasione di vedere: qui ogni forma si annida nell’altra in una continua trasformazione che sembra inarrestabile.

 

Maurits Cornelis Escher (2)

Metamorfosi

 

 

Come potrete notare, durante il suo cursus artistico egli si occupò prevalentemente di xilografie e litografie, talmente apprezzate all’epoca da creare una vera Escher-mania. L’ultima sezione della mostra è volta proprio a mostrare l’influenza che ha avuto sul mondo dei suoi tempi e su quello futuro. La sua arte ha invaso francobolli, biglietti di auguri, fumetti e riviste, per i quali metteva lo stesso impegno che per le sue più grandi e costose opere. Escher era ovunque e a portata di tutti, nell’immaginario popolare e nel contesto culturale. Non stupisce il fatto che artisti, registi, musicisti abbiano spesso attinto alla sua arte, adoperata ad esempio da Einaudi per le Cosmicomiche di Italo Calvino, dai grandissimi Pink Floyd per il loro LP del 1985 e più recentemente dal regista Shawn Levy, che in Una notte al museo 3, ci permette per qualche instante di entrare in una sua litografia.

 

 

Vi avviso: una volta entrati nella sua realtà, la vostra comincerà a sembrarvi terribilmente prevedibile e noiosa. Questo è “l’effetto Escher”, il suo “distorcere in modo ordinato” è più unico che raro e ci si perde come in un piacevole labirinto. Non c’è nemmeno bisogno di dire che questa mostra è altamente consigliata, non solo per semplice arricchimento culturale, ma anche per un totale ampliamento della vostra visione del mondo. Usciti da qui vi renderete conto che il vostro punto di vista è semplicemente uno solo, infinitesimale, fra le migliaia di alterità possibili.