La ricerca continua di una direzione alla fuga verso la vita.

7,270,18, 70.

 

Sette come le sezioni. Duecentosettanta come le pagine. Diciotto come le curve di un circuito da corsa. Settanta come gli anni di vita di un uomo protagonista di una storia, Questa storia di Alessandro Baricco.
È questa la storia di Ultimo Parri, erede sognatore di un padre contadino con le automobili negli occhi e pochi spiccioli in tasca. Agli inizi del XX secolo in una campagna sperduta del Nord-Italia c’è un uomo, Libero Parri, che mentre tutti i suoi amici e compaesani sentono parlare di automobili, coglie l’aria del cambiamento e decide di mollare la sua quotidianità per entrare nel business delle automobili da corsa. L’incontro con un conte dai vizi strampalati e dalle visioni che sanno di futuro, l’incidente di Libero e la folle corsa di Ultimo in ospedale conducono il nostro protagonista lungo il circuito della sua vita: un rettilineo che lo porterà dritto verso la prima guerra mondiale e la battaglia di Caporetto.

 

La distruzione della guerra, lo sfacelo dei corpi e delle anime, la regola del più forte che si impone sul più debole e la grande strategia tedesca, un tesoro da salvare e un amico da tradire per rendere onore ai valori della solidarietà. Questa è la storia di Caporetto, raccontata da un padre che cerca di ridare onore ad un figlio sacrificato sull’altare del patriottismo.

 

Elizaveta. Quarta sezione. Elizaveta è una profuga russa con la mente in disordine e la mano tremante, che dà lezioni di piano ai bambini per sopravvivere e ne truffa i genitori per vivere. Un diario che predice il futuro, un amore non ricambiato e una fuga verso la ricchezza di un matrimonio combinato. Il suo collaboratore l’ha abbandonata dopo una notte di passione e lei non lo abbandonerà mai. Il suo collaboratore si chiamava Ultimo Parri.

 

Sinnington – Inghilterra, 1947. La narrazione continua e questa volta il punto di vista è di un giovane autistico ossessionato dalla ricerca di una monetina, dono di un suo amico aviatore. Come tutte le cose che valgono davvero la pena di essere possedute, la monetina sbuca fuori nel momento in cui il giovane teme di perderla per sempre, proprio come l’amico che vede volare e scomparire nel cielo. In quel preciso istante le sue mani, che avevano frugato inutilmente nelle tasche, toccano qualcosa di freddo che sa di ricordo: la monetina. Con questo cimelio tra le dita e il sorriso di chi conosce l’immortalità, il giovane stringe la mano al fratello che lo accompagna, volge il suo sguardo in alto e trova il viso fiero del suo protettore. “Andiamo fratellino, c’è un mucchio di lavoro che ci aspetta, dice”.

 

Quale sia il lavoro che attende questi due fratelli, Baricco non lo dice, lascia che sia il lettore ad immaginarlo.
E lo si immagina quando, alla fine del libro, tutto sembra ritornare indietro nel tempo: macchine che sfrecciano, nell’aria l’eccitazione di chi vuol sapere chi vincerà la corsa, la leggendaria Mille Miglia.

 

questa storia di alessandro baricco (4)

La Mille Miglia

 

 

Atmosfera da trattoria di campagna, leggeri crepitii della natura e ambiente così rustico da sembrare familiare. Sullo sfondo il caos della “notte delle auto”. Un incidente. La gente trasporta la propria curiosità sul luogo del fatto. Uno sconosciuto resta impassibile seduto al tavolo: aspetta un amico. Una conversazione con la cuoca e un bacio rubato, o qualcosa di più. La vita di un uomo raccontata tra un piatto e un bicchierino di liquore. Ancora una volta una persona incredula dinnanzi a tante vicende; ancora una volta una donna che critica i suoi sogni. Ma quella donna non sa che i suoi sogni sono divenuti realtà.

 

L’uomo si allontana volgendo il suo ultimo sguardo ad una Jaguar argento con scritto 111. Il rombo dei motori nel cuore e tanta strada ancora da percorrere. Ultimo Parri scompare nel nulla di una campagna del Nord-Italia. Il nostro autore lo ritroverà, ma dove e perché non ci è dato saperlo… per ora.

 

L’epilogo è tutto incentrato sulla figura di una miliardaria dalle ambizioni incredibili. Una donna che ha speso la sua vita per realizzare il sogno del suo unico grande amore e che ora vuol prosciugare una palude per far rivivere un circuito costruito vent’anni prima, a Sinnington, Inghilterra.

 

A questo punto tutto sarà chiaro nella mente del nostro lettore, ogni sezione del libro trova un senso e tutti gli sproloqui di Elizaveta, le ricerche di Ultimo, lo sguardo fiero di un giovane con una monetina in una mano e la sicurezza di un fratello nell’altra, il lavoro da fare e la storia di una vita raccontata davanti ad un piatto di pasta, mentre sullo sfondo si consuma la magia della corsa dell’anno, altro non sono che i frammenti di un’unica grande storia.

 

La storia di un bambino sognatore, con le curve nell’anima e i motori ruspanti nel cuore. La storia di una vita piena di ostacoli, in un continuo alternarsi di rettilinei e curve tramite le quali ripiegare su un futuro migliore o grazie alle quali provare emozioni inaudite. Trasformare la sua vita rocambolesca in un circuito per auto da corsa, è questo il sogno di Ultimo. È questo il file-rouge dell’intera narrazione e come ogni grande scrittore che si rispetti, Baricco, non ci permette di coglierlo fino alla fine, fino a quando in sella ad una Jaguar argento con su scritto 111, Elizaveta non percorre quel circuito rubato alle paludi inglesi e prova l’emozione più grande di tutta la sua vita: rivivere Ultimo ancora una volta, o forse per la prima volta, e rimettere in ordine il mondo.

 

Un’opera contorta che lascia continuamente l’amaro in bocca alla fine di ognuna delle sue sezioni, questa storia di Baricco è diversa dalle altre storie. È enigmatica, confusa, si fa odiare e a volte ci suggerisce di lasciarla andare. La storia narrata da Baricco somiglia così tanto ad una vita vera che non può non suscitare il disappunto e lo stupore che proviamo dinnanzi ai giochi del destino.

 

Tra una sezione e l’altra, saltando da un anno all’altro, attraversando l’intero planisfero e dando voce a personaggi proteiformi e originali, Baricco, ancor prima di Ultimo, realizza un circuito di parole ed emozioni che ci fanno vivere la vita di un uomo come tutti noi.

 

E così mentre Elizaveta sfreccia nel rettilineo che dovrebbe rappresentare la corsa in ospedale di Ultimo, a noi sembra di sentire il vento tra i capelli; mentre Elizaveta sussulta andando incontro alla cunetta di Piassobene, il nostro cuore palpita. E siamo lì anche quando la Jaguar color argento con su scritto 111 scivola dolcemente sulle curve del sogno erotico di un adolescente, quando si blocca nella U di Ultimo e anche quando giunge alla fine, con un sospiro di sollievo e i battiti accelerati. Per poi ricominciare di nuovo e continuare fino allo sfinimento, perché se quel circuito è una vita, questa vita dimostra di essere un continuo ritorno in cui ogni emozione può essere rivissuta attraverso il ricordo.

 

Siamo anche noi protagonisti di Questa storia, perché questa storia è un po’ anche la nostra. Ma giunti fin qui la domanda è una sola: qual è il file-rouge che lega le nostre sens-azioni?