"Il cinema è bello se riesce a leggere la realtà".

La scomparsa di Ettore Scola scrive la parola fine al lungo film intitolato “Commedia all’italiana“.
Scola, prima come sceneggiatore e poi come regista, è stato uno dei padri del genere cinematografico nato negli anni del boom economico italiano per irridere, ma anche riflettere, sulle distorsioni prodotte dal rapido diffondersi del benessere che in pochi anni trasformò l’Italia da paese a economia essenzialmente basata sull’agricoltura a un paese in fase di industrializzazione seppur caotica e disordinata.
L’abbandono delle campagne a favore delle città delle fabbriche, la motorizzazione di massa, l’emancipazione femminile, le conquiste politiche e sociali portarono a un rapido cambiamento dei costumi, alla caduta di tabù ancestrali, alla obsolescenza di modi di vivere, di vestire, di pensare che stravolsero antropologicamente il nostro paese.
E gli autori della Commedia all’italiana trovarono in tutto questo l’humus favorevole a cui attingere per realizzare film di satira di costume che mai prima si erano visti sui nostri schermi e che trovarono il consenso degli spettatori di tutto il mondo. Grazie ad attori come Sordi, Gassman, Tognazzi, Mastroianni, Sophia Loren, Monica Vitti, Manfredi, a registi come Monicelli, Comencini, Dino Risi, a autori come Maccari, Age, Scarpelli, Benvenuti, De Bernardi si andò delineando un imponente affresco capace di raccontare un quarto di secolo di storia italiana molto più incisivamente di tanti libri di storia.
Ettore Scola, partito dai giornali umoristici del dopoguerra, era approdato al cinema proprio grazie agli autori che avrebbero fatto grande la commedia di costume facendola diventare nazionalpopolare col timbro di “Commedia all’italiana”, prima come sceneggiatore e poi come regista. Di lui, da ieri, hanno parlato diffusamente giornali e televisioni ricordandoci i film di successo amati dal pubblico e stimati dalla critica che renderebbero inutile concludere questo ricordo a caldo con una lunga elencazione di titoli facilmente reperibili sui social. Se i suoi film potremo continuare a vederli, quello che ci mancherà saranno le sue acute riflessioni sulla nostra società che, nonostante l’età, continuava a regalarci giorno dopo giorno.