Intervista a Godblesscomputers sul nuovo album Plush and Safe, edito da La Tempesta International, sulla sua vita e sul suo lavoro di producer.

Negli ultimi giorni molti miei connazionali sono stati invasi da un gioioso afflato patriottico, grazie alle imprese sportive dei nostri azzurri rappresentanti in Europa e nel mondo. Io invece da qualche tempo sono un po’ più felice di essere italiano per meriti musicali manifesti: con piacere infatti assisto all’affermazione di nuove realtà come il Frac Festival e il consolidarsi di istituzioni ultra decennali, oltre a registrare con piacere un sempre più fervente sottosuolo musicale. Se abbiamo perso per strada qualche gruppo rock, abbiamo guadagnato qualche producer, su tutti Godblesscomputers. Durante questo nostro secondo incontro abbiamo scoperto qualcosa in più della filosofia di vita e di lavoro di Lorenzo e, ragionando su quanto il nuovo disco “Plush And Safe” mi suoni più più umano rispetto al suo predecessore, mi è sorto spontaneo chiedergli se sappia suonare anche qualche strumento vero.

 

Godblesscomputers: Ho studiato pianoforte quando ero ragazzino ma ho mollato intorno ai 17 anni. È stato importante perchè mi ha dato delle basi come il saper leggere uno spartito, saper solfeggiare etc. Poi per quello che faccio magari serve e non serve, ma a livello di scelte musicali e di progressioni di accordi è importante.

 

il Cartello: Il titolo dell’album è un omaggio a Jean-Michel Basquiat. L’influenza del pittore americano sul tuo lavoro è da ritrovarsi unicamente nel pensiero e nel concetto espressi dalla sua frase “Plush Safe He Think” oppure vi trovi ispirazione anche su piani diversi?

Godblesscomputers: Basquiat ha rappresentato una fonte di ispirazione per molti writers di New York, io sono cresciuto con l’hip hop e all’epoca dipingevo, facevo tag, quindi quello è un buon link, un buon legame con lui, sebbene la sua sensibilità ed estetica come artista sono molto distanti dal mio lavoro.

 

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Si, nella tua musica non sento molti aspetti naïf…

Quell’aspetto primitivo e violento di Basquiat io non ce l’ho, fra l’altro da giovane non ho nemmeno avuto la “fase punk” come molti miei coetanei.

 

Una delle tracce conclusive dell’album, ‘Abisso’, ha un suono vagamente 80s che difficilmente si riscontra in altre tue produzioni. Ci racconti la genesi del brano?

Per quella traccia ho programmato una drum machine, che è una cosa che non faccio mai suonando solitamente le parti di batteria. Il basso suona a martelletto e questo crea una commistione ritmica fra la batteria schematica e il basso pulsante il cui risultato è uno scheletro ritmico diverso, che dà una sensazione forse fuorviante rispetto al resto delle mie produzioni sebbene i suoni restanti sul brano li senta invece molto vicini a quello che faccio di solito. La cosa interessante è un pad creato con dei cori di bambini che intonano dei canti gregoriani: ero in tour vicino ad Avellino e in un convento ho trovato dei vinili di musica cristiana che ho potuto prendere e campionare, da lì ho tratto queste vocine di bambini che poi ho pitchato (modificare nella velocità e di conseguenza nel tono ndr). Avevano un titolo assurdo tipo “Grazie Signore, grazie”. (scoppiamo in una risata fragorosa ndr)

 

 

Nel disco collabora anche Francesco Giampaoli dei Sacri Cuori, ci racconti il suo ruolo nel disco ed i suoi interventi sulla tua musica?

Francesco è un musicista che consiglio a tutti di ascoltare, molto intelligente e che fa grande ricerca sonora e compositiva. Sono andato nel suo studio dove ha una soffitta-laboratorio piena di chitarre, bassi, amplificatori, microfoni particolari, effetti e ancora una Farfisa e un Moog. Mi piace molto andare a trovare amici nei loro studi, raccogliendo dei suoni nuovi, è anche molto importante il fatto di uscire dal proprio studio per cercare nuovi stimoli e ispirazioni esterne.

 

La scorsa volta ti ho chiesto di raccontarmi come è nata la collaborazione fra Godblesscomputers e Fresh Yo! Label, stavolta ti chiedo di raccontarmi com’è che “Plush And Safe sia edito anche da una grande etichetta come La Tempesta nella sua veste “International”.

La collaborazione è nata mentre stavo registrando il disco e ancora non mi preoccupato delle dinamiche promozionali. Sono stati loro a contattarmi chiedendomi di inviargli dei demo che sono piaciuti, quindi ci siamo incontrati e trovati bene umanamente. Il resto è nato in modo molto naturale, ho chiesto però di non perdere la collaborazione con Fresh! Yo dato che l’unione fa la forza, soprattutto se riesce a far dialogare delle realtà che parlano un linguaggio comune.