Siamo stati all’Alcatraz di Milano per lo show dei Primal Scream, ed il risultato è stato un grande live.

Mentre mi accingo ad entrare all’Alcatraz di Milano sono diviso tra due stati d’animo contrastanti. Il primo, è l’emozione che precede l’ascolto di un concerto di un gruppo che ha fatto la storia della musica contemporanea, mentre il secondo è il timore di rimanerne deluso, forse perché quella storia è ormai (sor)passata, lasciando spazio solo allo scheletro di quello che è stata.

 

Il gruppo di cui sto parlando sono i Primal Scream, che nel 91, conl’uscita di Screamadelica, hanno rivoluzionato il modo di pensare il rock. Ma non solo questo. Il gruppo di cui sto parlando è il gruppo di Bobby Gillespie, padrino dello shoegaze che come batterista dei Jesus and Mary Chain ha contribuito a dare il via ad un movimento musicale poi portato al culmine dai My Bloody Valentine di cui ancora oggi sentiamo gli strascichi ogni volta che ascoltiamo un alternative band esordiente. Beh, fortunatamente mai timore è stato così immotivato. Il cantante del gruppo di supporto finisce di sbraitare e, dopo un attesa di dieci minuti, finalmente eccoli salire sul palco.

 

Naturalmente il concerto comincia dall’ultimo album in studio degli scozzesi, More Light, sicuramente non all’altezza dei capolavori del passato ma una piccola gemma se si pensa ad alcuni svarioni musicali del presente. Al primo impatto, sulle note delle ottime 2013 e River Of pain, penso di aver trovato un gruppo fuori forma. Anzi, un frontman svogliato. Bobby Gillespie non sembra carburare ad inizio concerto e tornano i timori. Che svaniscono immediatamente quando i Primal cominciano il loro viaggio a ritroso nel passato, introducendo lentamente il pubblico verso i loro classici migliori, un poco alla volta. Con Jailbird, Burning Wheel, Shoot Speed/ Kill Light e Accelerator (sì, una dopo l’altra) comincia il Bobby Gillespie show. Il cantante dimostra di essere uno sciamano del rock, passando da momenti di calma a momenti in cui si lascia andare trascinando il pubblico con le sue movenze inconfondibili, entrandone a contatto come pochi al mondo.

 

Primal Scream 1

Bobbie Gillespie, leader dei Primal Scream

 

E’ una guida sul palco, dimostrando con questo suo “piano-forte” di avere la capacità di prendere per mano i suoi fan accompagnandoli all’interno delle sue performance. Tutto questo seguito da altre canzoni di More Light, una sorta di piccolo spartiacque del concerto, sino ad arrivare alla fantastica Autobahn 66 e a Swastika Eyes. Con questa canzone si capisce quanto il gruppo sia stato importante per la musica degli anni novanta (e non solo), portando il rock all’interno della discoteca e rendendolo ballabile (seguendo così le orme di altri gruppi degli anni 80 quali gli Happy Mondays, forse tra i pionieri della cultura rave e del dance rock).

 

Probabilmente uno dei punti migliori del concerto, seguito da altri capolavori come Country Girls e Rocks, senza una pausa, investendoci con il loro rock mischiato con elettronica, blues, house, funk e gospel. La pausa invece arriva inaspettata. Il gruppo lascia il palco e tutti restano con il fiato sospeso. La paura che il concerto sia finito senza aver ascoltato neanche un pezzo di Screamadelica è alta, ma fortunatamente i Primal sono in grado di smentire ogni dubbio. Tornano sul palco concludendo tutto con il loro primo capolavoro (con conseguente cambio di abiti che porta con nostalgia la mente verso gli splendidi 90’s). Concludendo con Higher Than The sun (bellissima nella versione live estesa a più di 10 minuti) Loaded e Movin On Up, gli inni della loro carriera, tre perle che illuminano la notte di Milano squarciandola con un suono che emoziona vecchi nostalgici e nuovi arrivi, unendo intere generazioni. Quindi chapeau. Chapeau per Bobby Gillespie che dimostra di essere, insieme a Dave Gahan dei Depeche Mode, l’ultimo vero grande animale da palcoscenico. Chapeau anche al resto del gruppo, fino ad ora ingiustamente mai menzionato, ad Andrew Innes, a Barrie Cadogan, Darrin Mooney e Simone Butler (graditissima new entry al basso). Chapeau ai Primal Scream. E lo dico senza timori.