Un breve viaggio nel futuro prossimo.

I robot si prenderanno il nostro lavoro

 

Di questo argomento abbiamo già scritto in passato, ma quasi ogni settimana qualcuno tenta di elaborare nuove previsioni. Di recente il Fatto Quotidiano ha interpellato Bart Saleman, professore di Computer science all’Università Cornell di Ithaca, nello stato di New York, il quale ha manifestato una stima non troppo difforme da quella che molti altri studiosi hanno formulato: “E’ difficile quantificare, ma direi che il 50% dei posti di lavoro nei prossimi 30 anni è messo a rischio dai progressi dell’intelligenza artificiale”. Per qualcosa di più a tiro si consideri il parere del World Economic Forum, secondo cui entro il 2020 circa 5 milioni di posti di lavoro saranno presi dai robot. E’ probabile che grazie all’apprendimento automatico i tempi con cui i robot saranno in grado di compiere un’azione diminuiranno drasticamente e che i posti di lavoro riservati alle macchine aumentino in maniera esponenziale.

 

anticipazioni sul futuro

Ti fidi dei robot?

 

L’avvento dell’iperdemocrazia

 

Questi sono alcuni dei grandi cambiamenti che ci aspettano nel futuro prossimo grazie al progresso tecnologico. Ritornando alle parole di Attali invece vale la pena far riferimento ad un’altra interessante riflessione dell’autore francese. Il suo libro ha come obiettivo quello di mostrare uno scenario del mondo tra cinquant’anni. Abbiamo già parlato della vittoria del mercato sulla democrazia, ma Attali va ancora più a fondo, ipotizzando uno scenario successivo: l’iperdemocrazia.

 

Dopo aver vinto infatti sul potere politico, il mercato capitolerà, anche grazie ad un’emergenza di tipo ecologico. Ciò, scrive l’autore, creerà le condizioni affinché nel 2050 siano le ONG a governare:

 

Nuove forze, altruiste e positive, già attive oggi sotto forma di ONG e di imprese sociali, al servizio delle generazioni future, prenderanno il potere a livello locale e mondiale, sotto l’imperio di una necessità ecologica, etica, economica, culturale e politica. Queste forze si ribelleranno alle esigenze della sorveglianza, del narcisismo e delle norme. E condurranno progressivamente a un nuovo equilibrio etico tra il mercato e la democrazia, sia a livello locale che mondiale: l’iperdemocrazia. Tutte quelle nuove tecnologie saranno allora al servizio di una nuova progettazione della collettività. Un ritorno all’importanza dell’accesso ai saperi si contrapporrà all’attuale tendenza alla segregazione delle proprie conoscenze, finché non si verrà a creare quell’intelligenza universale capace di dare benefici ad ogni essere umano (‘qualora questo non sia scomparso sotto una pioggia di bombe’).