Violazione della privacy, big data, realtà virtuale, cambiamenti climatici e terrorismo; Una storia di attualità.

Incipit #1

 

Dovreste vedermi. Sono letteralmente sommerso dagli appunti. Piccoli pezzi di carta, post-it pieni di scritte fitte contenenti qualsiasi tipo di idea. Cose come ‘la dietrologia di internet’ (oppure, ehm, riflessioni sullo scontro tra civiltà e religione) che (talvolta in maniera ermetica, quasi da risultare irriconoscibili pure a me) completano uno schema di associazioni ed immagini che ipoteticamente dovrebbero aiutarmi a scrivere articoli come questo. O, detto in parole povere, dovrebbero aiutarmi a ricordare, ad immagazzinare.

 

Scrivere un articolo negli anni 2000 sta diventando sempre più difficile. Veniamo continuamente tempestati da informazioni, veritiere e non, ed è sempre più arduo districarsi in questa selva di parole e fatti (spesso decontestualizzati o mutati da interessi fuorvianti). Così avere una buona memoria diviene essenziale.

 

La mente si suddivide tra intelligenza e memoria. Esistono tre tipi di memoria: a breve, a medio e a lungo termine. Per misurare la memoria si deve determinare lo span, ovvero il  numero di informazioni che, fornite a distanza di un secondo, vengono assimilate correttamente dal cervello. Di solito, “sono 7 più o meno 2 elementi ricordati”.

 

Una cosa che ho notato è che molte persone riescono ad assimilare meglio nel disinteresse. Un modo di archiviare le informazioni quasi inconscio, distratto, che risulta efficace. Ed è proprio così che mi sento, lievemente disinteressato dalla cronaca. Sarebbe brutto dire ‘annoiato’, ma rasento quasi questo stato, così sono costretto a scrivere continuamente appunti derivanti da questa acquisizione inconscia.

 

Viviamo in un mondo strano, disorientante, inglobati da un’odissea tecnologia e stroboscopica che porta verso il nulla. E spesso non ce ne accorgiamo.

 

Incipit #2

 

…agréable!!! Et comment voulez-vous procéder?”

 

“Ancora non lo so… dovrei pensarci su…”

 

“Si lo trovo molto interessante pure io… i periodi sono maturi per scrivere una storia del genere… insomma dopo tutto quello che è successo a… a…”

 

à Paris?

 

“Sì esatto… non so perché ma mi fa venire l’ansia questa parola ultimamente… dovrei esercitarmi e ripeterla cento volte al giorno… Parigi Parigi Parigi…”

 

N’êtes toujours le même anxieux! En fait ici beaucoup sont devenus comme vous” 

 

“Immagino…”

 

“Io invece ancora non ci riesco molto bene… sapete sono distratto…”

 

Tout cela était très surréaliste. Je suis à la maison. Je entendu des coups de feu et puis je suivais tout, de bulletins de nouvelles. Il était comme vivre dans le téléviseur. Tout ce qui est arrivé au même endroit au même moment

 

“Wow”

 

Et immédiatement après les événements que je commençais à réfléchir sur les répercussions possibles. Maintenant, nous sommes arrivés à l’affrontement final entre la civilisation et la religion. Je l’imaginais un avenir dans lequel Isis sera éradiquée à travers champs de concentration. Tous musulmans enfermés dans. Mais après une courte période, le Isis reviendra, et sera réclamé par les gens de notre culture. Par les Occidentaux“.

 

È la prima volta che parliamo dell’argomento. Ho sempre evitato per educazione, per pudore, data la provenienza di Lucius. Francese, abita a Parigi. Fortunatamente era chiuso in casa al momento degli attentati. Di tanto in tanto ci troviamo sulla rete per chattare un po’. Io lo faccio prevalentemente per non perdere contatto con il mondo. Sono sempre abbastanza informati. E simpatici naturalmente. Spesso ci scambiamo le nostre idee sui fatti del mondo. O su fatti inventati. Buone basi di partenza per romanzi?

 

Come detto sopra Lucius è parigino. Invece Gabrio abita a Bologna. Naturalmente ho usato i loro nick per proteggere la loro privacy. Sono i miei due amici online, una sorta di scambio epistolare 2.0. Lucius ha dei lunghi riccioli biondi che gli coprono la fronte e gli occhiali (che spesso tormenta sistemandoli di continuo) ed è estremamente loquace. Gabrio è il classico studente emigrato a Bologna. Studia lettere, ama il cinema giapponese ed il post-punk. So tutto questo perché ci siamo pure incontrati di persona. Ognuno parla la propria lingua tranquillamente. Noi capiamo il francese di Lucius come Lucius capisce il nostro italiano.

 

“Il prossimo anno probabilmente mi comprerò un Oculus Rift. Mi affascina la realtà virtuale. Insomma è dai tempi del ‘Tagliaerbe’ che la sogno…”

 

Supèr!”

 

“Eheh… io invece pensavo ad una cosa… potremmo provare Tor Messenger per chattare da ora in poi… insomma non vi siete stufati di tutta questa mercificazione dei dati all’interno della rete?”

 

Un tempo esisteva 4chan ed il concetto di anonimato. Adesso Facebook e la violazione della privacy. Ma arriveremo anche a questo.

 

Scalinate rappresentanti la relatività della mente

M. C. Escher, Relatività, 1953, litografia

 Incipit #3 

Non può essere. Strabuzzo gli occhi e cerco di mettere a fuoco nuovamente. Il tempo sta impazzendo, il clima sta impazzendo. La natura ne risente e agisce come impazzita. Aspettavo l’inverno, quello vero, da molto tempo. Le stagioni stanno cambiando, e le varie temperature messe in relazione al periodo dell’anno non sono più quelle che ricordavo quando ero un bambino, circa 20 anni fa. Così ecco che oggi, a pochi giorni dal tanto agognato dicembre, in un momento di freddo decisamente estremo, vedo svolazzare una zanzara in camera mia. Un piccolo insetto che, nonostante il freddo, resiste e continua a ronzare imperterrito. Penso che le temperature si stanno alzando di anno in anno, e seguo le acrobazie del puntino volante. Fino a quando non si posa sulla mia mano, guidato dal suo istinto vampiresco. Rimango pensieroso un momento, e decido di non schiacciare l’insetto. Agito la mano e lascio che si innalzi verso il soffitto, ignaro ed avido di sangue.

 

Incipit #4/svolgimento

 

Da piccolo mi sono sempre immaginato la Silicon Valley come una sorta di Area 51 della tecnologia abitata da nerd svitati. Un immenso perimetro circondato dal deserto dove si ergono edifici metallici a forma di chip. Un posto interessantissimo da visitare assolutamente. Immaginavo cervelloni bere cocktail sotto il cuocente sole californiano mentre discutevano di videogiochi o di hackeraggi vari. Adesso so che non è così, almeno non lo è più, e mi avvicino mentalmente verso il luogo sopra citato pensandolo come una immensa azienda (qua possiamo trovare il quartiere generale di Google, Microsoft, Facebook, etc.). Un’azienda che, della nostra privacy, se ne sbatte assolutamente.

 

Strano come, nell’epoca di internet, il concetto di privacy sia cambiato, sfruttato, stuprato. Come si stia dissolvendo a favore di un gigantesco viavai di dati, i nostri dati. Email, data di nascita, sesso, residenza e molto altro ancora vanno a finire costantemente nel database di qualche sito/azienda, divenendo aria. È nata dal nulla una sottile tela di ragno che ci obbliga a spargere i nostri dati ovunque, a partire dalla semplice iscrizione di Facebook sino ad arrivare al più innocuo sondaggio che ci chiede i nostri gusti culinari. Eppure un tempo non era così. Ricordo un vecchio sito imageboard di nome 4chan (tuttora esistente) che prevedeva l’accesso anche in forma totalmente anonima (uno stato da difendere con le unghie ultimamente, visto che in un mondo così social l’anonimato diviene prezioso ma raro). Da questo sito, verso il 2004, è nato un gruppo di persone che si firmava come Anonymous. Inizialmente erano ‘cazzeggiatori’, fan degli scherzi e della parte trash di internet. Ma con il tempo le cose si sono fatte serie. La loro prima storica operazione globale risale al 2006, quando intasarono con avatar neri il portale di giochi online Habbo Hotel, accusandolo di bannare gli utenti di colore.

 

Nel 2007 la Fox si interessava già a loro, e nel 2008, grazie ad una campagna contro Scientology, arrivò il loro boom definitivo. Si creò per il gruppo la parola hacktivista, degli hacker attivisti che lottano per i diritti umani. Assunsero la maschera di Guy Fawkes come simbolo, organizzando manifestazioni importanti (sono stati decisamente rilevanti per la promozione di Occupy Wall Street). Hanno attaccato hackerando le grandi aziende americane e Twitter, hanno sostenuto il femminismo online, protestato contro il governo di Ahmadinejad in Iran, sono finiti nella lista delle persone più influenti dell’anno (2012) del Times e, talvolta, sono stati arrestati. Sino ad arrivare ai giorni nostri, dove hanno giurato guerra all’Isis dopo i recenti attentati a Parigi. Hackerando già migliaia di account Twitter e Facebook di jihadisti e rendendo noti indirizzi VPN utilizzati per comunicare dagli estremisti. L’operazione per ora sembra essere culminata nel Deep Web, dove il gruppo ha sostituito la home del sito Isis con l’annuncio di una farmacia online che vende Viagra.

 

 

 

 

In realtà in molti si sono posti delle domande sull’operato di Anonymous: fancazzisti o attivisti? Rischiano di ostacolare indagini vere con il loro sistema di hackeraggio? Naturalmente non ci è dato di sapere cosa esiste realmente dietro la maschera di Guy Fawkes. Ma una cosa è sicura, ovvero il suo significato. La ricerca di un anonimato necessario e legittimo, sfociante nella (ri)conquista definitiva di una sorta di privacy. Nella tendenza ad una geolocalizzazione di internet, dove la rete diviene un luogo fisico, ne urliamo la necessità. A partire dalla Silicon Valley, sino ad arrivare a Parigi.

 

Un viaggio che tra dieci anni potrà diventare realtà. Chiudete gli occhi ed immaginate un viaggio lungo un istante che vi trascinerà da Parigi sino alla California della Silicon Valley, andata e ritorno. Non sto parlando di fantascienza ma del nuovo progetto di Zuckenberg. Cioè creare un teletrasporto attraverso la realtà virtuale. “Costruire un dispositivo che consenta di essere ovunque si vuole, con chiunque, indipendentemente dai confini geografici.” Queste sono le parole del Cto di Facebook, Mike Schroepfer. Dove teletrasporto non è inteso come il portale fantascientifico che abbiamo sempre sognato in grado di scindere le nostre particelle sballottandole da una parte all’altra del globo. Sarà bensì un’esperienza dei sensi, dove indossando dei visori saremo in grado di vedere qualsiasi luogo del pianeta. Visori che, stando alle ricerche di mercato di Superdata, entro il 2017 ammonteranno a più di 70 milioni in tutto il mondo, decretando una vera e propria rivoluzione. Ne è riprova il fatto che il New York Times sta per lanciare il primo articolo in realtà virtuale, il che potrebbe introdurre un nuovo standard nel giornalismo. E non solo il mondo dell’informazione ne sarà toccato. Pare meno importante ma il settore che risentirà di più dell’entrata nel mercato della VR sarà quello ludico. I videogiochi non saranno più gli stessi, e non sarà più lo stesso il nostro concetto di divertimento. Destinato a fondersi sempre di più con un mondo digitale. Un mondo digitale dove non esisteranno più zanzare a dicembre.

 

—  “Donc … Je voulais vous demander si vous voulez venir à Paris”.

 

due poliziotti sotto la Tour Eiffel in una Parigi blindata dopo gli attacchi terroristici dell'issi

Parigi blindata

 

È Lucius. Vuole sapere se io e Gabrio vogliamo andare a visitarlo. Dice che in questo momento Parigi è letteralmente blindata. La conferenza sul clima si sta avvicinando e i controlli si rafforzano di ora in ora.

 

Già, il Cop21.  Il Cop 21 è una conferenza che riunisce tutte le potenze mondiali con lo scopo di limitare il riscaldamento globale sotto i 2° C. Per fare ciò tutte le nazioni presenti dovranno trovare un accordo, seguendo delle striminzite linee guida redatte dall’Onu. Accordi che vengono da oltre 20 anni di mediazioni, sempre andate a vuoto. In realtà pure quest’anno i dubbi sulla buona riuscita dell’operazione sono molti. Questo perché? Ok, da una parte molti Stati stanno intensificando i propri sforzi al fine di ridurre le emissioni di gas serra. È anche vero che 49 dei 195 paesi partecipanti alla convention non hanno presentato alcun piano a riguardo, fregandosene deliberatamente.

 

È un grande gioco politico e di interessi quello del clima. Un gioco che fa si che tra i paesi più disinteressati a trovare un accordo figurino quelli che hanno una maggiore produzione di petrolio, come Iran ed Arabia Saudita. I restanti, navigano nell’incertezza. L’incertezza dei 100 miliardi di dollari annui stanziati a favore dei paesi più poveri che subiscono le conseguenze dell’emissione di sostanze nocive. Pochi, troppo pochi per risolvere un problema di tale portata. L’incertezza delle reali intenzioni dell’America e della Cina, patria dello smog e da sempre refrattaria verso il Protocollo di Kyoto. Una Cina che sembra essersi ammorbidita tendendo le mani verso un accordo. Ma le sicurezze come sempre vacillano, sospese tra facciata e verità. L’incertezza di un’India in crescita costante, che seppure si sia impegnata a diminuire l’emissione di anidride carbonica entro il 2030 la vedrà inesorabilmente crescere dato il suo progresso senza freno. L’incertezza di un’opinione pubblica difficile da conquistare, determinando così in negativo l’apporto delle persone. Naturalmente in tutto questo ci sono anche note positive, come i paesi scandinavi, da sempre in primo piano nella lotta contro l’emissione causanti l’effetto serra, e l’Italia, tra i paesi più sensibili verso l’argomento. Il tempo per trovare una soluzione scadrà l’11 dicembre in quel di Parigi, una Parigi surreale e barricata.

 

Ritorno con la mente a quella famosa zanzara che ronzava nella mia stanza e decido di cercarla nuovamente. Mi stendo sul letto e osservo attentamente le pareti della stanza. La cerco ovunque. Sui libri polverosi ed ingialliti, sui vinili. Accendo una luce cercando di attirarla. Ma non c’è traccia di lei. Scomparsa, volatilizzata, inglobata all’interno di un mondo decisamente disorientante.

 

Tutto sommato credo che andrò a Parigi, a trovare Lucius.