L'esperienza di un inviato in Libia.

20 ottobre 2011. Polvere, concitazione, una jeep guidata da soldati delle milizie ribelli, e poi il video che mostra un uomo che è stato un colosso per 42 anni farsi microscopico, tornare neonato, e gridare senza possibilità di redenzione e di essere ascoltato: “Non sparate”. Si intravede una pistola dorata, che sembra metafora dell’opulenza scimmiottata in faccia ai suoi sudditi per tutta la dittatura, e poi il suono sordo e asettico dello sparo che pone fine a un’ingiustizia durata troppo a lungo.

 

Tuttavia, e contro le aspettative dell’occidente, fautore di una guerra poco ponderata spinta dall’interesse economico e geopolitico prima che da quello verso i popoli che vivono in quelle terre, il sordo sparo che sancì la fine della dittatura fu anche l’inizio del caos.

 

Caos. Questa è la parola usata dai media di tutto il mondo per parlare di Libia dalla morte di Gheddafi a questa parte. Sia perché la situazione in Libia è realmente caotica, sia perché Caos permette di semplificare uno scenario coperto da una cortina di complessità impenetrabile e difficilmente digeribile ai più.

 

Ad oggi la Libia vede due Amministrazioni che si oppongono, una a ovest, a Tripoli (General National Congress, riconosciuta e supportata dalle milizie della Libyan Dawn), e una a est, a Tubruq (House of Representatives, riconosciuto dalla comunità internazionale). A queste si sovrappone il Government of National Accord, voluto dall’ONU e istituito a Shirkat in Marocco lo scorso 17 dicembre, che ambisce a porre a capo dello Stato libico Fayez al-Serraj. E infine vi è l’ISIS che si sta espandendo nella zona di Sirte e che ha portato il segretario della difesa americana Ashton Carter a definire la zona “la più pericolosa metastasi dell’ISIS dopo la Siria e l’Iraq”.

 

Luca Bertazzoni, noto giornalista italiano, è da poco tornato da una missione in Libia dove ha girato vari documentari da Zuara (che potete vedere qui, qui oppure qui), città nell’ovest da cui partono molti migranti, o nelle città adombrate dalla calata della temibile e determinata ISIS verso Sabratha e Tripoli. Abbiamo parlato con lui della sua esperienza, per capire da chi è stato nel Caos, se tale Caos può essere compreso più a fondo.

 

*L’intervista è stata realizzata per noi da Alpha Zulu. Ringraziamo Giulio Capanna e Luca Bertazzoni per la disponibilità.