Parentesi è un racconto sperimentale sulla confusione della nostra società che spesso crea muri tra le persone.

In uno spazio imprecisato del mondo (o della psiche se preferite. Ma in fondo che differenza c’è? Non esiste un mondo senza la psiche come non esiste la psiche senza un mondo…Ah,scusatemi, sto divagando troppo per essere una premessa)….

 

Donna scese le scale frettolosamente

(Ma dai…un po’ di fantasia…un nome simile per un personaggio femminile?)

Laura scese le scale frettolosamente

(Insomma…mi sembrava di averti detto di usare la fantasia…Laura? Non scherziamo dai)

Lesla scese le scale frettolosamente. Si aggiustò la gonna controllando se il trucco fosse giusto oppure eccessivo

(Sul nome ci siamo…ma non sulla psicologia del personaggio…”controllando se il trucco fosse giusto oppure eccessivo”…non ti vedo molto immedesimato nei panni di una donna…forse è meglio se cambi il sesso del protagonista, non trovi?)

Syd spense la sigaretta e cacciò lo sguardo fuori dalla finestra, inoltrandosi verso la notte. Ormai Lesla non chiamava da una settimana circa e

(E basta con questa Lesla!!! Su, usiamo un po’ di creatività)

Fuori notte e lampioni e macchine sfreccianti verso traiettorie sconosciute. La tv trasmetteva talk show per insonni e notiziari in diretta costante, pronti a speculare su disgrazie varie 24 ore su 24. Aprì il frigo, cercando un po’ d’aqua

(No…ora ti metti anche a farmi gli errori ortografici? Aqua è veramente grave…Dove andremo di questo passo?)

Il punto della questione era la noia. Camminavano da circa un’ora, osservando persone che parlavano a loro volta di noia e operai indaffarati a lavorare su pericolose impalcature. Il sole era incollato al cielo e nuvole sbuffavano bianche ed ardesia creando strane forme che sovrastavano la. Noia. la perlacea tranquillità pomeridiana. Vecchie a sedere su panchine di legno stanche di ospitare persone, turisti muniti di macchine fotografiche e souvenir ,e loro due che parlavano fittamente, mentre la. Noia. la scorza delle ore passava e non cambiava niente. Solo che di tanto in tanto erano assaliti dalla noia. Noia

(Guarda che è arrivato il momento di abbandonare il post-modernismo…tutte queste sperimentazioni, fini a se stesse. E’ il momento di andare avanti, di creare qualcosa di veramente nuovo. Non la copia di una copia di una copia)

“Costui che scherza dovrà assaporare la mia spada” disse il principe Fayo indispettito. La schiavitù si chetò in un attimo, rendendo giustizia alle parole dell’erede al trono. Esso era alto e i capelli coprivano la sua fronte. La sua mente era virtuosa e sagace

(Ma ti dico di creare qualcosa di nuovo e te mi scrivi del (e da) Medioevo? Impegno, ci vuole impegno)

Estrasse dall’hard disk una parte dei suoi gb finanziari porgendoli alla commessa. Ormai il denaro era solo virtuale, cifre calcolate in megabyte, in gigabyte o in terabyte (in caso di ricchezza), un modo come un altro per semplificare il concetto di economia e di essere umano. Facilitare i passaggi economici evitando truffe, ma intanto i furti di hard disk monetari continuavano incessantemente, hacker riuscivano ad introdursi ovunque. Nel borsello delle persone, nella vita delle persone. In molti erano passati a sistemi di sicurezza affidabili, oltre che costosissimi. In parole povere era sempre una truffa. Onichua controllò il rimanente di gb dal suo hard disk poi uscì dal negozio di sub-cultura jazz punk, facendosi investire dal caldo afoso dell’inverno e osservando le piante plastiche all’ingresso

(Credi che scrivere fantascienza mi possa corrompere? Sorpassata anch’essa)

C’era una volta una casa che non esisteva, in cui vivevano persone che non esistevano,in un mondo che non esisteva, un sole che non esisteva, alberi e terra che non esistevano. Di fronte alla casa c’era un pozzo (che non esisteva) da cui ogni notte uscivano sogni dorati che non esistevano

(No, le fiabe no ti prego)

Le luci della città erano così eccitanti di notte, che ti portavano a fare qualsiasi cosa. Lui e Jamal, Jamal dalla pelle ambrata, Jamal con cui aveva fatto le prime rapine, lui e Jamal viaggiavano verso il centro a 180 km/h, musica rap ad un volume stabile sul massimo. Jamal maneggiava la pistola con cura, come se fosse un diamante pregiato, e parlava senza sosta, eccitato dalla speed e da quella brezza notturna che ti da coraggio. “Cazzo, avrei bisogno di una scopata amico…perché non vai verso il quartiere a luci rosse? Ho veramente bisogno di una troia”. Doveva tenerlo calmo, altrimenti quel pazzo era capace di andare su di giri e cominciare a sparare a casaccio su ignari innocenti. Era fuori di testa. Specialmente quando era fatto.

(Ah…storie di crimine, storie di droga, storie di strada…quanta banalità…poi sono così volgari)

Camminavo per strada osservando la futilità della nostra società. Arrivavo quasi a scontrarmi volontariamente contro persone che non si accorgevano della mia presenza, della presenza del mondo. Persone troppo occupate a chattare al telefono, troppo occupate a sparlare dell’amica/o con cui erano state fino ad un secondo prima, persone troppo occupate a pensare a quale vestito scegliere per il fine settimana, occupate a tirare avanti senza essere umiliate dal prossimo, persone formato tv, formato fiction, persone formato pubblicità gucci, d&g, armani, persone formato mc donalds, compra ancora per noi, muori un acquisto alla volta.

(Ecco una cosa di voi cosiddetti “artisti” che non sopporto…la società qui, la società la…sempre a lamentarvi della società mentre ve ne state comodi seduti sulle vostre poltrone a scrivere e oziare, senza agire…siete solo dei gran bugiardi…insomma riuscirai a fare qualcosa di decente? Non preoccuparti ho tutto il tempo del mondo)

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(Ehi?)

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(Ci sei sempre?)

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(Dove sei finito?)

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(Non lasciarmi solo, ti prego…)

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(Guarda che me ne vado anche io)

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(Siamo solo io e te qua. Io che me ne sto tra le parentesi, parentesi come mura, parentesi che mi circondano, e te che scrivi. Credi che abbandonarmi qui sia corretto? Certo ora che ci penso ultimamente c’è anche una terza persona. Non riesco a vederla distintamente. Si aggira quatta quatta senza farsi riconoscere. Un immagine sfuggevole senza una dimensione. Senza un appiglio alla realtà. Una volta sono riuscito a scambiarci due parole, naturalmente andava di fretta ed è fuggita subito. Dice di chiamarsi Lettore. Riusciremo un giorno ad incontrarla? Ehi ci sei?)

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