Si è concluso il Roma Fiction Fest.
Domenica 15 novembre si è chiusa la nona edizione del Roma Fiction Fest, il più importante festival d’Italia dedicato alla fiction televisiva.
The Man in the Hight Castle, prodotta da Amazon e Ridley Scott, è stata premiata come miglior serie tv. Tratta dall’omonimo romanzo di Philipp K. Dick, si incentra su un quesito che molti si sono posti col passare degli anni: “Cosa sarebbe accaduto se i nazisti avessero vinto la Seconda Guerra Mondiale?”.
A San Francisco sventola una bandiera degli Stati Uniti dove al posto delle stelle si impone una svastica. Siamo nel 1962. Hitler e il Giappone hanno vinto la guerra e si sono spartiti gli States. Juliana, Frank, Joe e Nobusuke sono i quattro protagonisti della serie, esistenze che si aggirano in un mondo folle ma reale.
Premiati anche Rami Malek come migliore attore in Mr. Robot e Kasia Smutniak come miglior attrice in Limbo.
Nonostante Mr. Robot sia una serie destinata a diventare cult e The Man in the Hight Castle sia un prodotto all’apparenza molto buono, la nostra attenzione è stata catturata dal pilota di una serie tv in anteprima mondiale nella sezione Italian Indie sabato 14 novembre alle ore 18:30 al cinema Adriano.
La serie in questione è The Cide, prodotto ambizioso tratto dall’omonima graphic novel italiana, presentata insieme al trailer nella tavola rotonda organizzata da Fabrique du Cinema alla Mostra del Cinema di Venezia 72.
The Cide è prodotta dalla Kahuna Film, società di produzione indipendente di Francesco Bruschettini e Francesco Cimpanelli, in collaborazione con il collettivo di grafici, fotografi, sceneggiatori, disegnatori, videomaker, Videns Pictures.
Gli ideatori ed autori di The Cide sono Daniele Zed Berretta e Cristiano Malacrino, che non firmano la regia della serie, lasciata a Lorenzo Corvino (WAX – We Are the X), un esecutore, come accade nella maggior parte delle serie tv statunitensi.
Siamo nel 2077 e i confini geografici del mondo si sono dissolti creando agglomerati eterogenei di gruppi sociali ed etnici diversi.
Nel Blocco Est di una città remota, una serie inarrestabile di suicidi rompe il silenzio.
Una sola persona sembra essere connessa con la scia di cadaveri: Kevin Grace (Marco Rossetti), un anonimo fotoreporter di cronaca nera.
Le sue notti iniziano ad essere tempestate da incubi percepiti come realtà, in cui scenari surreali fanno da cornice a foto istantanee dei volti dei cadaveri che verranno ritrovati, apparentemente suicidi, il giorno seguente dalla polizia. Riuscirà Kevin a districarsi tra i tasselli fumosi del suo inconscio?
Il plot si differenzia molto dai prodotti italiani dando una strizzata d’occhio all’America, ai fumetti, a Sin City, ma anche al già citato Philip K. Dick, autore visionario trasposto svariate volte sul grande schermo.
Un futuro distopico intinto nel noir, un fotoreporter che assomiglia a un detective, fotografia dagli echi tedeschi (merito del grande Emanuele Zarlenga), un cast di attori di rilievo (Andrea Sartoretti, Margherita Laterza, Giulio Cristini, Chiara Mastalli, Niccolò Senni) e una storia bagnata nell’onirico ci fanno sperare che presto riusciremo a vedere il seguito di questo primo episodio, ma soprattutto quei dieci minuti di applausi che ci hanno accompagnati durante e dopo i titoli di coda.