Il Club To Club 2014 decide di entrare di prepotenza nelle città inespugnabili dei vostri cuori e sceglie di chiamarsi “The Trojan Horse”, simbolo che mette in contatto tradizione e innovazione non solo dal punto di vista musicale. Il festival, che si srotola su cinque giorni – dal mercoledì alla domenica – conta oltre 60 artisti. Il Lingotto Fiere rimane il punto di arrivo dei più ed è qui che tasteranno il palco dei elettronici come Caribou, Franco Battiato e Apparat.

Quest’anno c’è anche l’Absolut Symposium, che propone dj set e live “pomeridiani” all’AC Hotel Torino, a due passi dal Lingotto. Nella lobby non ci perdiamo la selezione di Uabos il Venerdì, tra i più stilosi a mixare techno, synth 80’s e certi vocalismi r&b: aspettiamo davvero ansiosi le sue prossime uscite. Il Symposium si era aperto Mercoledì con il live di How to Dress Well nella stessa saletta dove il Sabato si esibisce Fatima & Eglo Live Band. Con alle spalle quattro talentuosi musicisti di stampo jazz/funk, la ragazza si prende tutta la scena con la sua voce impeccabile, seppur soffrendo dei momenti in cui avremmo gradito qualche variazione ritmica. Quasi non crediamo alle nostre orecchie nell’ascoltare, seduti sulla metro del ritorno, i pezzi di Vessel, Vaghe Stelle e Tiger&Woods, altra bella chicca del #C2C14 che ci fa sentire parte di qualcosa. Venerdì al Lingotto si parte alle 9.30 con uno dei nomi più attesi: Franco Battiato. Il set parte con dei brani del progetto Joe’s Patti Experimental Group , con Franco Guaitoli e Pinaxa a comporre il trio, ma la sala va letteralmente in tilt non appena partono i grandi successi, opportunamente ritoccati in chiave moderna. A live concluso un salto nella Sala Rossa ci sta eccome, visto che da qualche minuto è cominciato lo show di Jessy Lanza che ci regala un live evocativo, passionale, soul. Il suo “Pull My Hair Back” è uscito per Hyperdub – che quest’anno porta al festival Kode9 e Laurel Halo al Teatro Carignano nella giornata di Giovedì – e annovera frai suoi artisti anche Burial e Fatima Al Qadiri, anch’essa presente al festival.

Prima di lei è la volta dei Ninos du Brasil di Nico Vascellari, potenti e ormai in loop con un suono dalle chiari ispirazioni di scuola brasiliana che a tratti strizza l’occhio a inserti proto-house. Quindi ci troviamo a vagare indecisi tra i due palchi, distolti alcuni problemi tecnici sfortunatamenti capitati allo show dei Jungle che però, a dire il vero, lascia poche tracce. Prima di loro il britannico Evian Christ ci aveva presentato il suo nuovo album mentre “Can’t do without you” di Caribou echeggia nel cavernoso padiglione tutta la sera, scelta che paga non appena il nostro mette piede sul palco e apre le danze con “Our Love”. Tutta la sala va in visibilio. Tra coloro, scettici sulla qualità del suo ultimo disco, ci siamo anche noi, ma non possiamo che perderci nell’atmosfera incredibile che si crea in pochi attimi, una  vera e propria celebrazione che si conclude con una versione ultra-psichedelica di “Sun”. Abbiamo il sentore che quell’energia prenderà altre forme con i prossimi artisti; con Pantha du Prince ne abbiamo la conferma, trascinati in piena notte in una interpretazione quasi melodica della techno di scuola teutonica, perfetto ponte tra Caribou e il duo che seguirà a breve, Talaboman, ovvero lo spagnolo John Talabot e lo svedese Axel Boman. Sabato arriviamo in tempo per l’esibizione di Clark nel Padiglione 1, mentre nella Sala Rossa tocca ai Tiger & Woods scaldare il pubblico con una selecta di upbeat disco e house. I due ci mettono gusto, ma siamo anche curiosi di seguire Clark sia per i suoi visuals, che richiamano un po’ lo scenario rave, sia per il sound espresso, forse il più potente di tutto il festival. Future Brown sono un collettivo formato da Fatima Al Qadiri, Nguzunguzu e JCash, e per l’occasione assieme a MC Prince Rapid, propongono un sound ben assemblato tra hip-hop commerciale ed elettronica easy-listening, pur pagando performance che non lascia troppo il segno forse per un’intesa tra i quattro che al momento c’è solo in studio. La Sala Rossa sembra essere la nostra preferita, anche per il numero non indifferente di acts italiani coinvolti, tra cui Lorenzo Senni, che a primo impatto ci ricorda i Plaid con la sua elettronica densa di synth anni ‘80 e ‘90, subito riconoscibile per la quasi totale assenze di batterie. L’inglese Visionist ci fa proseguire in un percorso ideale no-sense fatto di beat introspettivi che si conclude sfociando in uno dei djset più stilosi mai ascoltati quest’anno: Jacques Greene. Gusto trasversale che mette assieme hip-hop, dance, electro, r&b come pochi in quasi un’ora di show, fino a che nel Padiglione 1 SBTRKT è già al terzo pezzo. E’ il main-act della seconda giornata assieme ad Apparat. In linea generale la line-up del Padiglione 1 ha questa sera meno effetto, anche se Apparat gode di un ottimo seguito in Italia e conclude la serata assieme a Recondite e Marcel Dettman a costituire un trio berlinese convocato dal #C2C appositamente per ricordare la caduta del Muro, esattamente 25 anni orsono.

A Great Symphony è un’altra parte importante del #C2C14, mettendo assieme dieci artisti (oltre a coinvolgere lo IED Milano) coordinati dal prode Kode9, con lo scopo di comporre musiche che riwsuonino nei luoghi simbolo della città, da Piazza Castello a Porta Susa, da Galleria Umberto I fino a Porta Nuova e Piazza Carignano, dove si possono ancora ascoltare le musiche di Vaghe Stelle, Morkebla, Bienoise ed altri ancora. Per di più, fotografando il QR code presente su ogni totem ed alzando il volume dal proprio device, si entra in un “classico” esempio di realtà aumentata.

Domenica tocca a Tanz Salvario, evento partito la sera prima con lo show dei tre berlinesi al Lingotto e che assieme all’anniversario del Goethe-Institut celebra un gemellaggio virtuale tra i quartieri di Kreuzeberg e proprio San Salvario. In Piazza Madama si esibisce Mark Ernestus, padre della scena elettronica berlinese che propoe una piacevole selecta assieme al vocalist Tikiman; a poche centinaia di metri c’è l’Astoria Club, in questa porzione di città che ospita ben quattro etnie diverse. E’ qui che attendiamo lo show messo in piedi dalla Gang of Ducks, collettivo misterioso che ci regala un set finale di techno oscura ed elettronica pura, con gli Haf Haf da aggiungere sorpresa alle sorprese.

Se tracciamo una linea lungo tutto quello che è stato il #C2C14, è molto probabile che stia tralasciando qualche altro piccolo evento interessante come Artissima, una delle più innovative Contemporane d’Arte in Italia, che era proprio lì a pochi passi. Non si può giudicare un evento che chiamare con l’appellativo di “festival” può suonare persino riduttivo: il Club to Club è molto di più, quasi una visione sugli anni a venire, che durante un periodo storico delicato come quello attuale riesce a dare tantissimo spazio agli artisti di casa nostra. Quattordici edizioni che si spiegano con la passione, con la vicinanza ideale con altri festival come il  Robot o lo Spring Attitude e con la sicurezza manifesta di rappresentare quel momento in cui, in una città non proprio futurista come Torino, si può guardare alla musica come ad un momento sincero e creativo di pensare il proprio futuro che sembra più vicino di quanto crediamo, grazie al Club to Club.

di Alessandro Miglietta