Breve descrizione della nascita dell’ISIS. Fondato da Al Baghdadi proveniente dalle file di Al Quaida, conquistano addirittura Mosul in Iraq.

Isis è ormai argomento ricorrente nei media nostrani; le feroci e crude esecuzioni ai danni degli sfortunati reporter che si sono avventurati nelle zone di guerra hanno fatto il giro del mondo, portando alla ribalta questo famigerato gruppo terroristico. Ma cosa è l’Isis? Come si spiega il suo coinvolgimento nel conflitto iracheno e quali sono i suoi obiettivi?

Procediamo un passo alla volta, innanzitutto esplicitando quale sia il suo obiettivo: l’Isis si propone di scatenare una guerra di vaste dimensioni all’interno dell’Islam e dell’ Occidente al fine di istituire un califfato, e nel perseguire i suoi scopi utilizza spesso metodi molto truci. Tale organizzazione si concepisce come uno Stato e non come un insieme di persone, controlla una gran fetta di territorio compreso tra Siria e Iraq dalla cui gestione trae i fondi per essere autosufficiente; una gestione fortemente lungimirante (organizzazione dei servizi, riscossione delle tasse, ecc.), cui si accompagna una notevole maestria nel portare avanti una insurrezione prolungata anche in un ambito geografico molto ampio. E’ quindi forse errato considerarla semplicemente una organizzazione terroristica, appare piu appropriato concepirla come un gruppo militare per cui il terrorismo altro non è che uno degli strumenti a sua disposizione.

La sua formazione ha origine nel 2003, anno dell’inizio della guerra in Iraq mossa da Inghilterra e Stati Uniti. Nasce (originariamente denominata “Jama’at al-Tawhid wal-Jihad”) come risposta a questo intervento militare e alla scarsa apertura mostrata dall’allora premier sciita Nouri Al Maliki verso i sunniti iracheni. Il leader di tale fazione è Al Baghdadi: in possesso di un dottorato in studi islamici (conseguita all’università di Bagdad) è la mente pensante dell’intera organizzazione. Soprannominato “lo sceicco invisibile”, ha fatto parte per anni dell’organizzazione di Al Quaida; nel 2005 viene imprigionato a Camp Bucca, in Iraq, catturato dagli americani in quanto accusato di varie attività terroristiche. Nel 2009, in seguito alla consegna del campo al governo iracheno, viene però liberato e fonda l’anno successivo l’Isis, di cui diviene il capo incontrastato.

ISIS

I confini dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante toccano Libano e Giordania

Da allora l’ascesa è stata inarrestabile: a suscitare l’attenzione mondiale su questa potente milizia sono stati i successi dapprima ottenuti in Siria nel 2013  (con l’apice raggiunto con la presa della città di Raqqua), poi  le conquiste in terra irachena della strategica Falluja (dicembre 2013) e della seconda città del paese Mosul (giugno scorso). Eventi che si sono resi possibili soprattutto per colpa della scarsa attenzione data dagli occidentali all’Isis; inizialmente stimate intorno alle 3000 unità, il gruppo in realtà conta  più di 10.000 uomini, equamente distribuiti tra Siria e Iraq. Ma come ha fatto  l’Isis a ottenere questi pesanti successi? Il suo segreto è stato quello di costruire alleanze con le tribù sunnite e con gruppi baathisti dell’Iraq; alleanze che non possono durare a lungo se non mantenute da un forte clima di contrapposizione totale, clima che in Iraq è in gran parte alimentato proprio dagli attacchi brutali del gruppo di Al Baghdadi. Basti pensare al massacro dei soldati sciiti a Tikrit, la terra natia di Saddam Hussein; un modus operandi dalla quale la stessa Al Quaida ha preso le distanze, tant’è che Isis è stata cacciata dall’ex organizzazione di Bin Laden nel febbraio 2014.

Ma come si spiega l’ingresso nel conflitto iracheno? Tale intervento è ritenuto fondamentale dall’organizzazione per cercare di  ripetere i risultati ottenuti nella guerra siriana, e quindi di proseguire  il suo piano di espansione. Un traguardo che al sottoscritto appare di difficile realizzazione per due motivi: in primis, il rischio che l’organizzazione si ritrovi a dover affrontare pesanti problemi economici per sostenere l’allargamento della propria zona di influenza, dato che le zone plausibilmente conquistabili in Iraq sono quelle ove il petrolio scarseggia o dove comunque mancano le infrastrutture necessarie per il suo sfruttamento. In secondo luogo  bisogna considerare l’entrata in scena del governo iraniano, allertato dall’avanzata dell’Isis; il paese ha già inviato il corpo d’elite “Quds”, di tutt’altra pasta rispetto al modesto esercito iracheno che si è ritirano a Mosul di fronte all’avanzata della milizia di Al Bagdadi. Appare dunque fortemente improbabile che l’Isis possa conquistare Badgad; la capitale irachena si presenta a stragrande maggioranza sciita, e cio è un fattore che complica notevolmente i piani di conquista di questo gruppo militare. Più plausibile appare quindi lo scenario che vede l’Isis limitarsi a mantenere un forte controllo sui territori a maggioranza sunnita, ma questo non deve però portare a ripetere l’errore di sottovalutare un’altra volta questo gruppo, che tante volte è stato erroneamente paragonato ad Al Quaida. All’atto pratico le due organizzazioni sono invece molto differenti; nel prossimo articolo illustrerò tali differenze, cercando di spiegare perchè, a mio modo di vedere, l’idea che la milizia di Al-Baghdadi sia molto simile a quella di Al Zawhari è infondata.