Quale può mai essere lo sforzo di riporre il casco nell’apposito bauletto una volta usato? Perché lo devo raccogliere sempre da terra? Riccardo, mio figlio, sostiene che sia la gravità ad attrarlo sul pavimento del garage. “Pa’, non riesco a contrastarla, è una forza troppo grande per me!”.

Quanto vorrei che il centro di questa forza, per un instante solo, si spostasse sulla sua guancia proprio nel momento in cui la mia mano si trova aperta dinanzi a lui.

Io: “Ricca’, ti rendi conto che il casco è fradicio, una volta, dico, una volta che devo prendere il tuo scooter!”.

Lui: “Pa’, è quel garage. Si allaga ogni volta”.

Io: “… Certo… Il problema è il garage…”.

Lui: “No, il problema è che si allaga”.

Gravità ti prego, io apro la mano vicino al suo volto e tu fai il resto.

Io: “Si allaga, quel maledettissimo garage perché chi ha fatto i lavori non ha pensato che potesse piovere”.

Lui: “Controlla Pa’, magari è lo stesso ingegnere che ha progettato Genova”.

Io: “Ma che c’entra Genova? Non hai scusanti, tu lo sapevi che sarebbe piovuto. Tutta Italia sapeva che sarebbe piovuto a Roma. Secondo te il sindaco avrebbe dovuto diramare un allarme bomba d’acqua ad hoc per te del tipo: “Non lasciate i caschi per terra nei garage soggetti ad allagamenti?”. Guarda come è conciato… Mi verrebbe voglia di buttarlo”.

Lui: “Senti, ti chiedo scusa basta che la finisci co’ ‘sto casco. Lo vuoi buttare per un po’ d’acqua? Buttalo. Ma non è normale che quando piove per recuperare lo scooter bisogna usare una canoa!”.

Io: “Sì, lo so. Ma sai quanto dovrei spendere per evitare che entri l’acqua in garage? Mi costa molto meno dirti di non poggiare il casco per terra, non trovi?”.

Lui: “Bravo, fai come Marino. Di sicuro gli è costato di meno allertare che prendere le contromisure necessarie”.

Io: “A volte non capisco fino a che punto sei serio… Prima Genova, adesso il Sindaco. Se il casco faceva da boa non trovi che sia solo colpa tua?”.

Lui: “No! Perché a conti fatti faceva da boa per colpa del costruttore che non ha pensato ad un tombino, tua che non hai mai provveduto a realizzarlo, e poi della pioggia”.

Io: “… E poi tua. Bravo, adesso inizio a vedere una similitudine con Genova. La colpa è di nessuno, la colpa è di tutti. Non è colpa dei costruttori che hanno edificato in posti impensabili, non è colpa degli ingegneri che hanno sotterrato e incanalato fiumi in condutture di cemento, non è colpa dei politici che lo hanno permesso, non è colpa della protezione civile che non ha diramato l’allerta e non è colpa dei modelli matematici di previsione climatica”.

Lui: “Di nessuno?”

Io: “No, è colpa dei costruttori senza scrupoli; degli ingegneri che hanno interrato fiumi come il Bisagno e il Fareggiano, che esondano dal 1800; dei politici che hanno permesso di costruirci una città sopra; della protezione civile che non ha diramato l’allerta mettendo in pericolo civili ignari; dei modelli matematici che basandosi su statistiche e dati dettano il da farsi a chi potrebbe deciderlo vedendo banalmente la mole d’acqua che viene giù”.

Lui: “Di tutti?”

Io: “No, è colpa della pioggia… Se non piovesse né io né Genova, ad ogni pioggia, ci dovremmo preoccupare di dover buttare giù tutto e ricostruire. Se non piovesse il sindaco Marino potrebbe evitare di spendere soldi per pulire tombini e corsi d’acqua a Roma”.

Lui: “Pa’, per quanto riguarda Roma non ti stare a preoccupare, non credo che venga speso molto, i tombini so’ fioriere”.

Io: “… Già… Dammi il fon va. Proviamo ad asciugare ‘sta boa”.