Come le leggi del capitalismo e del consumismo rappresentino una forza costante e contraria alla più profonda libertà dell’uomo.

Dopo Tony Manero (2008) e Post mortem (2010) Pablo Larraìn porta a termine con No – i giorni dell’arcobaleno (2012) la sua personale trilogia sulla quindicennale dittatura di Augusto Pinochet Ugarte, che ha reso il Cile, dal 1973 al 1988, un bieco regime repressivo. E lo ha fatto con una lucidità invidiabile per un giovane regista ai suoi primissimi film.

 

 
Con Tony Manero, attraverso le vicissitudini del protagonista (interpretato da Alfredo Castro, presente in tutti e tre i film), ossessionato dal personaggio interpretato da John Travolta ne La febbre del sabato sera (appunto Tony Manero), Pablo Larraìn mise in scena l’insostenibile clima di oppressione che ha caratterizzato il Cile totalitario e illiberale di Pinochet.

 

 
In Posto Mortem invece, che cronologicamente è arrivato dopo ma storicamente precede il primo film, il regista mostrò con incredibile efficacia e con immagini di rara potenza simbolica (bellissimo il finale) la presa del potere di Pinochet attraverso il colpo di Stato e l’assassinio del Presidente Salvador Allende, vicende che non vengono mai mostrate ma restano sempre fuori campo per far posto a quei cadaveri (che ne sono l’eredità immediata) ammassati uno sopra l’altro tra l’indifferenza e l’omertà del popolo cileno, testimone silente del golpe.
In quest’ottica, No – I giorni dell’arcobaleno diviene la naturale chiusura del cerchio raccontando della campagna pubblicitaria che ha sostenuto appunto il No al referendum concesso da Pinochet nel 1988, sotto forti pressioni, dove si doveva decidere circa le sorti del regime cileno. Forte del controllo dei mezzi di comunicazione e dell’apparato di polizia politica, Pinochet riteneva scontato l’esito del referendum: un Si al suo regime ed una “credibile” investitura popolare da far valere a livello internazionale. Non aveva però fatto i conti con René Saavedra (Gael Garcìa Bernal), giovane pubblicitario a cui venne affidato il compito dai membri dell’opposizione di gestire la campagna pubblicitaria in favore del No. René opterà per una campagna all’insegna della gioia, del sorriso, dell’ottimismo, consapevole com’è delle leggi della grande comunicazione e della pubblicità, scontrandosi con gran parte dei militanti che volevano invece denunciare i crimini compiuti da Pinochet durante il quindicennio.
 

 

L’esito della Storia lo conosciamo. Pablo Larraìn si preoccupa di salutare la fine di una delle più atroci dittature sudamericane e il conseguente ingresso del Cile nel mondo libero occidentale. Quanto poi le democrazie occidentali siano effettivamente libere è un altro discorso, Larraìn si limita a suggerirci come le leggi del capitalismo e del consumismo rappresentino una forza costante e contraria alla più profonda libertà dell’uomo.