L'inventore di sogni.

 

2) La città incantata (2001)

Addentrarsi in una cittadina sconosciuta, popolata da strani individui accoglienti, dove i proprietari di chioschini ambulanti offrono momenti di ristoro esponendo le loro mille prelibatezze e invitando i passanti a tuffarvisi, per perdersi nei piaceri e nell’oblio della buona tavola. Queste le scelte fatte dai genitori della piccola Chihiro, sciocchi uomini attirati da un luogo abitato da spiriti e sedotti a tal punto dal gozzoviglio e dalla materialità da essere tramutati per punizione in orrendi e grassi maiali lerci. Raffinata e malcelata allusione alla società annichilita dal consumo.
In uno strampalato luogo dove gli esseri umani non sono accettati, la piccola Chihiro, quasi inebriata dall’essenza sconosciuta di quel posto, cerca di farsi strada e, grazie alla sua bontà d’animo e alla sua gentilezza, riesce a farsi fin da subito degli strampalati amici.
Si mette a lavorare, facendo di tutto, dai lavori più bizzarri a quelli più ingrati, dimostrando che la fatica non è reale se si conserva una propria dignità. Dignità che, se conservata da una bambina di dieci anni, è stata letteralmente perduta dai suoi adulti genitori.
Lavorare è necessario, pena la cattura da parte degli sgherri della strega Yubaba, perfida dittatrice del villaggio degli spiriti. La strega la fa lavorare, ma le toglie il nome, togliendole così anche la sua unica possibilità di fuga. Nella vita di Chihiro entra uno strano spirito mascherato, chiamato Senza-Volto, un divoratore di anime ingordo e insaziabile (uno dei migliori mostri di Miyazaki!). Tra mille peripezie, fraintendimenti, buffe amicizie e un amore, quello con il piccolo Haku (visibile con molteplici forme a causa di una maledizione che lo ha privato del suo vero nome), la piccola bambina riesce finalmente a ritrovare i suoi genitori, spezzando l’incantesimo che li rendeva maiali nel fango.

 

Hayao Miyazaki (4)

 

Inutile dire quante e quali siano le simbologie contenute in questo capolavoro, quante e quali siano le allusioni alla nostra società, quante e quali siano le conseguenze delle nostre azioni.
Dobbiamo guardarci dentro, riconoscere i nostri errori – orrori – e chiederci se davvero siano differenti da quei maiali. Solo conoscendoli, si può fronteggiarli. Così come Senza-Volto si autoannienta a causa della sua stessa furia, che lo fa implodere, così noi dovremmo straziare i nostri mali affogandoli in loro stessi.
La città incantata è un film di straordinaria bellezza che, non a caso, si è aggiudicato l’Oscar nel 2003 come Miglior film d’animazione.

 

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