Dopo un periodo di silenzio, Nathan Fake torna con un grande album.

Nathan Fake, da Norfolk, Regno Unito, ha 34 anni e l’aria di uno che è già morto e risorto almeno un paio di volte. Di fatto intorno al 2005, poco più che ventenne, ha sfornato i suoi primi successi, tra tutti Outhouse, traccia che per molti è di fatto entrata nella storia della techno.

Ai tempi era solo un timido nerd con la passione per le macchinette analogiche e un’amicizia un po’ pericolosa, quella con un’ altro britannico che risponde al nome di James Holden. E, a proposito di amicizie e tracce che sono entrate nella storia, proprio dall’incontro tra i due nacque The SkyWas Pink, pezzo che ha segnato il primo decennio elettronico degli anni 2000.

 

 

Di colpo Nathan Fake si ritrova nell’olimpo dei superstar Dj’s, con un sound che spazia tra gli Orbital, i Boards of Canada e Bjork.

Tutti paragoni pesanti, che il buon Nathan non regge del tutto. Per qualche anno la sua stella pare eclissarsi, le sue produzioni non sembrano più innovative come un tempo e d’un tratto non se lo fila più nessuno.

La storia ci insegna che quando si raggiunge il successo cosi presto, specie in ambito musicale, non è per niente facile sapersi rinnovare. Nathan Fake si definisce un cocciuto per natura, forse proprio questa sua caratteristica ha fatto si che nel tempo approfondisse nuovi generi musicali, continuando assiduamente un lavoro di ricerca e sperimentazione.

Cosi, a 5 anni di distanza dall’ultimo album, a Marzo 2017 e un po’ a sorpresa, esce Providence.

 

Nathan Fake 1

La copertina di Providence

 

Il blocco creativo che lo attanagliava negli ultimi anni sembra da subito acqua passata. L’album descrive paesaggi sonori intensi e colorati, a tratti si ha quasi l’impressione di poter toccare con mano la sua musica. I brani scorrono via veloci tra armonie oniriche e ritmiche incalzanti, non c’è più la ricerca della hit che possa scalare le classifiche o del tormentone da discoteca, ma solo un gran lavoro di studio dei suoni e della loro sintesi. Inoltre ci sono nuove collaborazioni che rappresentano un taglio netto col passato, su tutte quella con Vatican Shadow e Raphaelle.

 

 

L’idea di base è che la provvidenza, da cui l’album prende nome, sia quell’appiglio a cui Nathan Fake si aggrappa per ritrovare se stesso, dopo un periodo complicato in cui il silenzio l’aveva fatta da padrone.

L’album è uscito su Ninja Tune, che di sperimentazioni e rinascite se ne intende piuttosto bene.

Se qualcuno si stesse ancora chiedendo che fine abbia fatto quel timido e malinconico ragazzo di Norfolk, beh vi assicuro che è tornato e sta molto bene.

 

*****

Se ti è piaciuto questo articolo leggi anche: Daft Punk – 20 anni di una legacy chiamata Homework.