Dopo lo scandalo Emailgate che ha coinvolto Hilary Clinton, ripercorriamo le tappe più importanti di Julian Assange, con una vita passata a divulgare la verità.

Solo, senza una connessione ad internet e con una stanza di tre metri per due che lo soffoca in maniera asfissiante. Julian Assange è rinchiuso nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, ma il suo lavoro, WikiLeaks, continua ad attaccare e colpire. Emailgate, così lo chiamano il nuovo scandalo che ha coinvolto la candidata democratica Hilary Clinton – e sappiamo bene che quando gli americani usano il suffisso gate la situazione non promette nulla di buono. Eppure, aldilà della portata reale o meno dello scandalo, che per altro ha similmente colpito nel 2008 la repubblicana Sarah Palin, quello che incuriosisce sempre di più è la misteriosa figura del personaggio principale, ma occulto, che si cela dietro a tutte le coincidenze della storia. Julian Assange, nato il 3 luglio del 1971 a Townsville, Australia. Julian Assange, dal 2006 fondatore e chief-editor di WikiLeaks, un furfante buono, come vorrebbe essere dipinto, un uomo che ha giocato sul segreto per svelare i segreti, ma non i suoi, quelli che avrebbero potuto far perdere più sangue possibile al potere.

 

La creatura ed il creatore

La legge e Julian Assange non sono mai andate a braccetto, motivo per cui è presumibile credere che passare da rifugiato, da vittima, probabilmente non faccia altro che galvanizzarlo. Ha ventuno anni, non è ancora nessuno, eppure già pendono ventiquattro accuse a suo nome. È solo un giovane hacker, devoto a quel senso di libertà che solo l’informatica, nel mondo moderno, sembra poter garantire. Quando nel 2006 fonda WikiLeaks non fatica a recuperare sostenitori proprio tra i gruppi che lottano nel mondo digitale: il suo obiettivo è quello di creare la più grande rete di divulgazione di materiale secretato del mondo. Per ottenere informazioni segrete è però necessario garantire la stessa segretezza anche a chi le divulga. Dalla Svezia, dalla libertà di cui gode il paese scandinavo, affida il suo progetto ai server della PRQ, azienda che di lavoro fa proprio questo: offrire una piattaforma sicura su cui lavorare online. Non è rintracciabile, non è perseguibile per legge. Assange tesse la sua tela, fa in modo che tutte le parti coinvolte ne escano pulite, linde, prima che la guerra abbia inizio. I primi colpi sono morbidi, attenuati da bersagli importanti, ma non ancora fondamentali. Prima aiuta il The Guardian a diffondere documenti che attestano la corruzione del leader keniota Daniel Arap Moi, poi scoperchia gli illeciti delle banche islandesi facendo precipitare nel baratro la politica dell’isola, al punto che l’azione di WikiLeaks porterà ad una modifica dell’intero sistema costituzionale dell’Islanda. Un grande colpo, ma che non fa lontanamente il solletico al suo vero bersaglio. È infatti con lo scandalo Palin che WikiLeaks attira le ire degli Stati Uniti, ma è solo l’antipasto di quello che sta per succedere.

 

Emailgate 1

Sarah Palin

 

 

Il 5 aprile 2010 è la data in cui viene ufficialmente scoperchiato il calderone: durante una conferenza stampa a Washington, l’organizzazione di Assange diffonde un video dalla durata di diciassette minuti, durante i quali viene mostrato un attacco di due elicotteri americani in Iraq, attacco in cui perdono la vita dodici civili iracheni. Ecco finalmente l’attacco, programmato e programmatico, al centro del potere. Al video seguirà la pubblicazione di documenti, ai documenti seguirà l’esposizione mediatica, gloria e rovina di Julian Assange. L’informatico australiano ruba la scena, sale alla ribalta e questo porta inevitabilmente a conflitti interni. La vecchia guardia, comandata da Daniel Domscheit-Berg, abbandona il progetto, ma WikiLeaks resta in piedi, supportata come non mai dalla pubblicità in cui sguazza il suo fondatore. WikiLeaks non diventa più un sito di raccolta, non fornisce più materiale, ma lo divulga, con tempi e meccanismi che possano essere sempre più taglienti per il sistema politico mondiale. Dai documenti di guerra alle considerazioni personali e confidenziali tra le più alte cariche della politica mondiale, nulla sfugge agli informatori – anonimi – del sito. E dal sito nasce un nuovo modo di fare informazione, senza più l’aiuto della stampa per veicolare i contenuti, ma diretto, senza intermediari. Il progetto di coinvolgere gli organi competenti è tramontato, Assange ha capito che non ne avrebbe avuto lo stesso riscontro, perciò adotta una nuova metodologia, molto più aggressiva.

 

Le accuse, i capri espiatori e la reclusione

Dal Pentagono parte la caccia all’uomo, ma Assange non si fa trovare improvvido. Scappa in Svezia, confidando di poter ottenere la stessa protezione che lo ha portato ad essere sulla bocca di tutti. Effettivamente gli Stati Uniti poco possono fare, ma la polizia svedese gli offre un assist vincente. Tre accuse – due di molestie e coercizione, una di stupro – portano Assange in tribunale dopo appena due giorni dal suo sbarco a Stoccolma. Nel suo piano questa è l’ennesima dimostrazione degli abusi e delle pressioni americane sul resto del mondo, ma la realtà, meno complottistica, è diversa. E la realtà dice che Julian Assange rischia trentacinque anni di galera e che la Svezia non è più un posto sicuro. Fuggito a Londra, il 7 dicembre 2010 si costituisce spontaneamente a Scoltland Yard, dopo che il suo mandato di cattura ha superato i confini nazionali svedesi. Convinto di ricevere protezione, Assange finisce in un turbinio di eventi: da un lato la Svezia chiede l’estradizione all’Inghilterra, dall’altro gli Stati Uniti la chiedono alla Svezia, infine c’è Julian, che rilasciato su cauzione dopo nove giorni di carcere, vive nel limbo del dubbio e dell’attesa.

 

Ad oggi

L’attesa viene vanificata dalla corte inglese un anno dopo, con la ratifica all’estradizione di Assange in Svezia. A metà giugno del 2012, perso il ricorso, Assange chiede asilo a Quito e viene accolto nell’ambasciata ecuadoriana di istanza a Londra. Così, da allora, vive sotto il protettorato del governo sudamericano, sigillato, ma non archiviato. Come archiviato non è WikiLeaks.

 

Emailgate 2

 

 

La portata dello scandalo Clinton, ora come ora, può risultare determinante per le elezioni del futuro Presidente degli Stati Uniti d’America. Non serve aver visto House of Cards per capire quanto le campagne elettorali americane vivano di scandali e diffamazioni, di come basti anche solo mandare una mail con una casella postale non registrata per essere accusati di tradire il proprio paese. Sono dinamiche accese, che Assange conosce bene e che sa di poter manipolare semplicemente stando dietro alla tastiera di un computer. Questo non perché lui sia il fornitore della Verità, non perché sia sbagliato avere o meno la possibilità di vivere in un mondo in cui non esistano segreti tra il Potere ed i suoi adepti. Qui non si tratta più di fare scalpore, perché WikiLeaks è arrivata già oltre questo stadio. Qui si tratta di fare informazione e ora comincia la sfida più grande per l’organizzazione di Assange. Il motivo per cui il suo isolamento è divenuto ancora più forzato – come abbiamo detto, il 17 ottobre gli è stata staccata la connessione ad internet – è che la sua battaglia non è più un focolare rivoluzionario. Assange non è più un rivoltoso, WikiLeaks non ha più le piccole dimensioni di un gruppo di guerriglieri. WikiLeaks ha un esercito, un esercito fatto di informatori e divulgatori, ma soprattutto fatto di notizie, che possono essere utilizzate in qualsiasi momento ed in qualsiasi modo.

 

 

“WikiLeaks è molto potente e credo si debba essere cauti verso ogni cosa che è molto potente”

Con questa frase, il saggista Iain Overton ha ritratto alla perfezione la figura di Assange. Ha bramato contro il potere ed ora ne detiene una fetta. Ora anche lui potrebbe incedere nell’errore di allinearsi alle stesse politiche che ha sempre contrastato. Chissà, magari iniziando ad influenzare l’elettorato americano, o forse proponendo, nel momento giusto, qualcosa che crei altri scandali. Perché il potere dei segreti, non conosce l’usura del tempo.

 

I segreti saranno sempre di attualità.

 

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