Inner Animal Pop Festival 2015: Festival inaugurale del neo-nato collettivo/etichetta discografica livornese con Mandrake, Bad Love Experience, Nu e Hic Sunt Leones.

Ferragosto: la location è la bellissima Terrazza Mascagni, con quella scacchiera di marmo che ti ipnotizza al primo sguardo. E’ li che si svolge la prima edizione dell’Inner Animal Pop Festival, rassegna che mette sul palco le formazioni afferenti all’omonimo e neo-nato collettivo/etichetta discografica livornese. Arriviamo al Surfer Joe, splendido locale di musica dal vivo e american diner che co-organizza la serata. Ci sediamo e ordiniamo un paio di Big Kahuna, vogliamo una sicurezza: il Dio degli hamburger non ti delude mai. Il locale è in pieno stile americano, sembra uscito da Pulp Fiction o Le Iene, con dei divanetti in pelle che ci fanno sudare in attesa di ascoltare il primo gruppo. Mentre stiamo addentando i nostri burger ecco che sentiamo il primo accordo…sono i Nu. e la folla inizia a scaldarsi. Dopo aver pagato facciamo un giro per osservare meglio la location. Ci sono delle bancarelle con un angolo dischi molto interessante, il merchandise dei gruppi e gli immancabili prodotti artigianali, come ogni festival rock che si rispetti. Continuiamo la nostra camminata ed ecco apparire una pista da skate, rimaniamo incollati per qualche secondo… sentiamo un cambio di ritmo notevole, ci giriamo e puntiamo dritto verso il palco.

 

Inner Animal Pop Festival © Federico Lorenzelli

© Federico Lorenzelli

 

Dalle atmosfere power-pop dei Nu., vicini ai Keane per impostazione formale ma molto più potenti e dalle venature rock, ci addentriamo nei groove degli Hic Sunt Leones, che impreziosicono le loro basi ritmiche figlie del kraut con intarsi di tromba. Il duo, che però è anche un collettivo di musicisti che gli ruotano attorno, lascia quindi il palco al primo degli “head-liner” dell’Inner Animal Pop Festival. Ben noti nel circuito nazionale e forti di collaborazioni di rango come Lisa Papineau, una che ha suonato con Air e M83, tanto per darvi l’idea, i Mandrake fanno il loro ingresso sulla scena. Il folk-pop venato di classicismi si sposa perfettamente con l’atmosfera, il vento carico di profumi del mare accompagna i brani tratti da ‘Zarastro’ e ‘Dancing with Viga’, album rispettivamente del 2012 e dello scorso gennaio. Giorgio Mannucci, sorta di beatle post-moderno, canta impeccabilmente accompagnandosi prima al piano, poi alla chitarra elettrica poi a quella acustica; l’ensemble, forse più adatto a situazioni intime e raccolte, non patisce affatto la location aperta e anzi, ne amplifica le suggestioni.

 

Inner Animal Pop Festival

 

Terminato il set dei Mandrake è la volta dei Bad Love Experience, forti del quarto capitolo della loro carriera ‘Believe Nothing’, arrivato dopo i successi di ‘Rainy Days’ e ‘Pacifico’ che, fra nomitation ai David di Donatello (grazie alla collaborazione con Paolo Virzì su ‘La Prima Cosa Bella’) e importanti tour, avevano consolidato la fama del quintetto livornese. Il loro live è tecnicamente ineccepibile, snocciolandosi in una sorta di best-of che ripesca addirittura un brano dal loro album d’esordio, quando erano un super-trio e suonavano punk à là Jam. Giocano in casa i Bad Love e il pubblico, oramai numerosissimo, sostiene l’intero live della band accogliendo con ovazioni i brani più vecchi e quindi inaspettati in scaletta.

 

Inner Animal Pop Festival

 

Per finire una perla: componenti di tutte le band coinvolte salgono sul palco e danno vita ad una versione indiavolata di Tomorrow Never Knows dei Beatles. Nel mentre, forse annebbiati da qualche birra di troppo, incontriamo anche Appino degli Zen Circus. A riprova del nostro annebbiamento, il risultato è questo:

 

Inner Animal Pop Festival

 

Il concerto finisce e come d’incanto il cielo inizia a piangere enormi goccioloni. Diluvia. La gente non si scoraggia e continua a ballare sul djset dei Jackie’s O’ Farm fregandosene dell’Apocalisse e di avversità varie.Proprio un bel segnale: Mission Complete!