Tre racconti, tre ritorni.

T-Tra i monti

Iside tramonta piangente tra i salici mentre il germoglio luccica al passaggio di sogni di rugiada. Germoglio, scheggia illuminata tra caotici frammenti di materia, chiamato alla luce sotto l’arco della conoscenza, come le ali di Osiride furono effetto d’amore, così in un germoglio sta la Primavera in fiore” – “Mi perdo. Iside, Osiride, la luce, l’amore e l’arco della conoscenza… dove vuoi condurmi?” – “Da nessuna parte e in tutti i luoghi, quindi resta ferma. Aspettiamo che cada il sole, allora capirai”

Aveva le mani gelide e gliele infilò sotto il maglione. Sobbalzò, ma glielo lasciò fare, perché in fondo sono queste le sensazioni dei vivi: il passaggio da uno stato all’altro, da un sentimento all’altro, da una sensazione al suo immediato opposto. Pochi attimi e quelle mani sembravano essere nate lì, sulla sua schiena.

Intorno solo il verde dell’erba ed il giallo delle foglie cadute, qua e là macchie rosse ed ancora l’anima spoglia degli alberi. Il vento soffiava per accarezzarle i capelli ed il resto taceva.

Si accoccolarono come i fratelli al grembo della madre terra.

So’, ora, guarda ora!” – Alzò la testa e dette una enorme gozzata dalla bottiglia di rosso che avevano con sé – “Sì, No’, è bellissimo, come tutti i tramonti!” – “ No So’. Lo è di più! Nessun altro tramonto avrà mai questi esatti colori, non ci sarà, ad esempio, un tramonto, come istante preciso di incontro tra il giorno e la notte, che avrà queste sfumature, questi contorni, perché se anche noi tornassimo qui, domani a questa ora, le nuvole sarebbero diverse, la nebbia potrebbe impedirci cotanta vista, il sole potrebbe non essere caldo così…” – “No’, ci stai forse provando con me, sfruttando l’ormai risaputo romanticismo del tramonto?! Sarebbe così banale…” ed abbassando lo sguardo, lasciò che la disillusione abbracciasse l’eterno. “No, So’, sto provando a trovarti tra i monti al tramonto e vorrei solo che tu ti lasciassi almeno avvicinare dalla vita, dalla bellezza della vita. Sei grande per continuare a scappare e prima o poi dovrai cominciare a credere in qualcosa. Nulla di meglio di questo…” ed allungò il braccio verso l’infinito. Lei divenne minuscola davanti a tali parole ed il suo corpo iniziò a tremare quando, smettendo di fissare il dito, si accorse, per la prima volta, che No’ aveva fottutamente ragione.

 

e poi…